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Uccise e bruciò Sara: i giudici, Paduano stalker e omicida

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Uccise e bruciò Sara: i giudici, Paduano stalker e omicida

Motivazioni carcere a vita per assassino di Sara Di Pietrantonio

ROMA, 13 dicembre 2019, 17:37

Redazione ANSA

ANSACheck

Sara Di Pietrantonio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sara Di Pietrantonio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sara Di Pietrantonio - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Il reato di atti persecutori non può essere agganciato all'omicidio e considerato un'aggravante, ma deve essere valutato come un reato autonomo; e la cosa non può che portare alla condanna all'ergastolo. È questa la tesi conclusiva dei giudici d'appello illustrata nelle motivazioni della sentenza con la quale a metà settembre hanno inflitto il carcere a vita a Vincenzo Paduano, l'ex guardia giurata accusata di aver strangolato e dato alle fiamme, il 9 maggio 2016 in via della Magliana a Roma, l'ex fidanzata Sara Di Pietrantonio. La vittima in precedenza aveva subito anche atti di stalking.

Quelle pubblicate il 13 dicembre 2019 sono le motivazioni di una sentenza relativa a una vicenda terribile che è arrivata al vaglio d'appello due volte. In primo grado, infatti, Paduano fu condannato all'ergastolo dopo il processo col rito abbreviato; in appello, però, i giudici rideterminarono in trent'anni la condanna, ritenendo assorbito nel reato di omicidio anche il reato di atti persecutori. La Cassazione, invece, bocciò questa conclusione, incaricando nuovi giudici d'appello di rivalutare il trattamento sanzionatorio alla luce del principio di diritto per cui l'omicidio aggravato non assorbe gli atti persecutori.

Adesso, i giudici hanno scritto la nuova 'pagina' processuale arrivando a condannare Paduano a 4 anni per stalking e la pena sommata a quella dell'omicidio fa scattare l'ergastolo. "Particolarmente significativo - scrivono i giudici in sentenza - appare l'andamento progressivamente crescente dell'aggressività del Paduano nei confronti della sua ex ragazza, derivante dall'impossibilità di mantenere il controllo totale sulla vita di lei". Per la Corte, emerge che "dopo un'iniziale atteggiamento quasi collaborativo" dell'ex fidanzata, la ragazza ha manifestato "resistenze e una sostanziale insofferenza verso le intrusioni dell'imputato nella sua vita; atteggiamento che ha innescato il processo che ha poi portato all'esito mortale". Il fatto poi che Sara "abbia almeno inizialmente adottato le medesime condotte di controllo contestate al Paduano, nulla toglie alla configurabilità del reato di atti persecutori e alla gravità delle condotte".

La conclusione è chiara: dalle prove testimoniali raccolte emerge "un quadro allarmante" fatto di "una relazione caratterizzata da un controllo pressante e ossessivo attuato dal Paduano nei confronti della ragazza, anche attraverso condotte 'fraudolente', palesemente finalizzate a far cadere in contraddizione la vittima per potere 'smascherare' una sua qualche infedeltà, ovvero una sua qualche menzogna; condotte tutte dirette a destabilizzare la vittima, anche separandola dal suo contesto affettivo ed amicale". Un crescendo di reati che per i giudici non possono che portare a condannare Paduano al carcere a vita per omicidio e anche per stalking.
   

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