Casi di fascicoli presi in carico
da pubblici ministeri in violazione delle direttive del
procuratore capo Armando Spataro. C'è anche questa circostanza a
fare da sfondo all'inchiesta su un giro di favoritismi negli
ambienti del Palazzo di Giustizia di Torino che ieri è sfociata
nell'avviso di conclusione indagini a un appuntato dei
carabinieri in servizio nella squadra di polizia giudiziaria, un
avvocato penalista e altre cinque persone.
Fra i comportamenti attribuiti al sottufficiale c'è quello di
avere "violato i criteri di assegnazione" dei fascicoli di
indagine, così come fissati nel 2015 da una circolare di
Spataro. La nuova organizzazione prevede che il sistema
informatico di gestione delle notizie di reato sia dotato di un
"automatismo" fondato sull'accoppiamento dei singoli
procedimenti ai cognomi dei pm in rigoroso ordine alfabetico.
Questo, nelle intenzioni di Spataro, dovrebbe assicurare
"carichi di lavoro tendenzialmente omogenei" e "impossibilità di
prevedere o conoscere il pm assegnatario di querele, denunce e
quant'altro". Spataro aveva sottolineato che "nessuno dei
sostituti procuratori potrà autoassegnarsi procedimenti".
Secondo quanto si ricava dalle carte delle indagini, il
maresciallo è riuscito in più occasioni, "valendosi delle
relazioni d'ufficio", a fare in modo che una serie di notizie di
reato venisse assegnata non con criterio automatico, ma "al
gruppo di lavoro e al sostituto procuratore con cui
collaborava".
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