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Chi ha paura dell'arte contemporanea?

Un nuovo contributo dei giovani lettori di Ansa.it per la rubrica #VistodaiMillennial

di Giordano Boetti Raganelli del GB Group*

Qualche anno fa, nel bel mezzo di un volo Ryanair diretto a Londra, lessi una frase sulla copertina della rivista della compagnia aerea: “L’Italia era un popolo di grandi innovatori che è ora diventato un Paese di grandi nostalgici”. L’autore della frase non era un artista né un uomo di lettere, ma uno chef.

Il fascino e la ‘sicurezza’ del classico, del quale noi italiani siamo fra i più appassionati amanti e fra i più competenti e rigorosi specialisti al mondo, può divenire un ostacolo insormontabile nell’evoluzione culturale del nostro Paese.

La celebrazione del passato è diretta conseguenza di una verità mai detta: l’arte contemporanea fa paura. Il terrore di apparire impreparati di fronte a un’opera ha spianato la strada a un “elitarismo”, che si fregia del titolo di “unico gruppo conoscitore e specialista dell’arte contemporanea”.

Questo accade in Italia. Curiosamente, però, altre nazioni europee, con un bagaglio culturale da non invidiare al nostro, hanno un approccio differente. Questa sensazione di diffidenza per le nuove forme artistiche, che si manifesta qui, all’estero si trasforma in genuina curiosità. Il gruppo è nato a Londra nel 2015, dove abbiamo avuto il nostro esordio con la performance What Do Words Mean to Say alla Dreamspace Gallery, successivamente ci siamo spostati a Roma. Lavorando con gallerie in Italia e all’estero abbiamo potuto percepire una lampante differenza fra le reazioni di uno spettatore italiano e quelle di uno straniero. La curiosità e il leggero stato di euforia provato da quest’ultimo ha sempre creato una speciale connessione fra noi e loro.

Cosa che non succede molto in Italia. Vorremmo un’Italia da celebrare nel presente e non al passato. Certi che si tratti di un Paese che può fare, domani, ancora più di quello che ha fatto ieri. 

 

- CHI E' L'AUTORE -

Il GB Group è un gruppo di “immersive performance” composto da Giordano Boetti Raganelli, Alessandro Giacobbe (entrambi classe 1992) e Leonardo Gualco (classe 1991). La nostra pratica artistica consiste nel rendere il pubblico il protagonista delle performance e, al tempo stesso, usare quest’ultimo come medium artistico per creare delle opere d’arte, chiamate “oggetti viventi”. Gli oggetti viventi sono venduti parallelamente a un contratto che ne stabilisce le condizioni di esistenza, ossia le modalità e la tempistica con cui il proprietario dell’opera dovrà interagire con questa cambiandone la forma. Le istruzioni d’uso e le fotografie che documentano i mutamenti dell’opera sono parte integrante della stessa e ne costituiscono la biografia. 

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