Che venga fuori la verità, che sia
fatta piena luce. E' la richiesta che emerge con forza dal
gruppo Facebook 'Amici del capitano Marco Callegaro', dopo la
notizia che la Procura militare di Roma ha iscritto nel registro
degli indagati sei ufficiali per truffa militare aggravata, per
una vicenda che riguarda il noleggio di mezzi che avrebbero
avuto una blindatura minore di quella prevista. L'indagine partì
dalla morte dell'ufficiale, nella notte tra il 24 e il 25 luglio
2010, trovato nel suo ufficio all'aeroporto di Kabul, ucciso da
un colpo di pistola: il caso fu archiviato come suicidio.
Ora i membri del gruppo, quasi 500 persone, chiedono
chiarezza sulla morte di Callegaro, residente a Bologna dove
vivono la moglie e due figli. "Uno come lui al suicidio non
avrebbe mai pensato", uno dei commenti alla notizia condivisa.
"Io non ci ho mai creduto; Marco amava troppo la vita e la sua
famiglia. La via della verità può essere lunga e tortuosa ma
alla fine la giustizia trionferà", un altro.
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