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Valnerina, zona storicamente ad alto rischio sismico

Valnerina, zona storicamente ad alto rischio sismico

I precedenti storici

ROMA, 28 ottobre 2016, 10:24

Redazione ANSA

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La chiesa di Sant 'Antonio a Visso © ANSA/AP

La chiesa di Sant 'Antonio a Visso © ANSA/AP
La chiesa di Sant 'Antonio a Visso © ANSA/AP

Percorsa dal fiume Nera, che nasce nei Monti Sibillini nelle Marche, per poi sfociare nel Tevere presso Orte, dopo aver attraversato l'Umbria sud-orientale, la Valnerina è una zona ad un'alta pericolosità sismica. Fin dall'antichità ci sono testimonianze di terremoti devastanti che hanno interessato l'area, divisa tra le attuali province di Terni, Perugia e Macerata.

L'evento più importante storicamente provato si verificò il 14 gennaio del 1703, quando un terremoto di magnitudo 6,9 colpì Norcia. Ma tra il gennaio e il febbraio di quell'anno una serie di fortissimi terremoti aveva colpito tutta un'ampia area dell' Italia centrale; molte località della zona compresa tra Norcia, Cittareale e L'Aquila furono completamente distrutte. Danni di varia entità interessarono l'Italia centrale da Camerino a Roma e da Orvieto a Sulmona. Le vittime complessivamente furono circa 10.000.

Eventi ugualmente devastanti furono registrati anche secoli prima. Tra i più importanti quello del 1 dicembre del 1328 di magnitudo stimata 6.4, che ebbe come epicentro Norcia, dove crollarono case, torri, chiese e parte delle mura della città, e causò gravi danni anche nella vicina Cascia, Cerreto, Visso e Camerino. Si contarono migliaia di morti, complice il fatto che il sisma sorprese gli abitanti nel sonno, ma il numero esatto per le cronache del tempo resta imprecisato. La mattina del 12 maggio del 1730 la Valnerina fu colpita da un altro potente sisma di magnitudo stimata 6.4, che fece molte vittime e distrusse completamente i villaggi montani di Onde, S.

Martino, Casciolino, Castell'Innocenzo e Belvedere. I pochi superstiti abbandonarono per sempre quegli insediamenti, di cui oggi non resta quasi più traccia. Il terremoto danneggiò gravemente i principali centri della Valnerina (Norcia e Cascia) e in modo più lieve alcuni paesi delle vicine Marche.

Dopo uno sciame sismico durato diversi giorni il 22 agosto del 1859 un terremoto di magnitudo 5,7, colpi nuovamente Norcia, Sant'Angelo, Campi, e fece comunque danni in quasi tutti i comuni dell'area. Morirono 101 persone e per un anno circa si continuarono ad avvertire repliche. Per la prima volta la ricostruzione delle aree terremotate venne regolamentata.

In tempi più recenti si ricorda il devastante sisma del 19 settembre 1979: gli effetti più gravi del sisma, di magnitudo 5.9, si ebbero a sud di Norcia sul confine con la provincia di Rieti. Gravi danni si verificarono anche nei comuni fra la Valnerina e i monti Sibillini. Vi furono 5 morti, decine di feriti e circa duemila sfollati; i danni furono stimati in oltre 100 miliardi di lire. A Norcia venne quasi completamente distrutto il cinquecentesco santuario della Madonna della Neve. L'evento venne avvertito in tutta l'Umbria ma anche nelle Marche, Lazio e Abruzzo. Persino a Roma subirono lesioni diversi edifici storici come il Colosseo, l'Arco di Costantino, la colonna Antonina.

Ultimo, senza contare quello del 24 agosto scorso, il terremoto del 26 settembre del 1997 quando alle 2:33, ci fu una prima scossa di magnitudo 5,8, avente epicentro a Cesi, seguita da una scossa più forte di magnitudo 6,1 che provoco' tra l'altro un crollo all'interno della basilica di San Francesco di Assisi causando la morte di quattro persone. Il bilancio finale fu di 8 morti.
   

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