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Tangenti Gdf, chieste dimissioni di Alfano. Indagati ammettono

Il ministro: 'Indegno dare credito a signore che non conosco'.

La bufera su Alfano e le intercettazioni  che lo vedono coinvolto investe gli equilibri di governo. Da un lato il ministro fermo nella volontà di non dimettersi, dall'altro il terremoto dentro Ncd e M5s torna a chiedere le dimissioni del governo. Oggi in Campidoglio la prima seduta d'Aula dell'era Raggi. Il sindaco presenterà anche la sua giunta e dice: 'E' una giornata storica, i cittadini riprendono in mano la loro città dopo anni di abbandono della politica'. I consiglieri M5s assicurano: 'La sfida è difficile ma siamo pronti'. In aula tutti seduti a sinistra, anche gli esponenti Pd, scranni vuoti a destra.

Prime ammissioni per gli indagati nella maxindagine della  Procura sulla cricca dedita a corruzione e riciclaggio. Oggi davanti al gip Giuseppina Guglielmi sono sfilati alcuni indagati, nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia, tra cui Maurizio Lanari (amministratore di una società), Sergio Rossi (amministratore società informatica) , Claudio Crognale (amministratore di società), Marco Nobile e Armando Baldini, quest'ultimi due funzionari della Agenzia delle Entrate.

"Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant'anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto 'pressioni' presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni". Lo dice il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, aggiungendo che è "indegno" dare credito a "due signore che parlano, anche insultandomi" e "non so chi siano". "Le due signore che parlano, anche insultandomi - rileva Alfano, riferendosi all'intercettazione in cui la segretaria di Raffaele Pizza parla di 80 curriculum per Poste Italiane inviati dal padre del ministro - non so chi siano, ma quell'uomo lo conosco bene perché è mio padre ed è indegno dare credito e conto a ciò che i magistrati avevano scartato dopo avere studiato". "Nel frattempo - aggiunge - il contenuto reale dell'inchiesta giudiziaria passa in secondo ordine in spregio ai tanti uomini dello Stato che a quella inchiesta si sono applicati".

 Il Tiap, ossia il sistema di informatizzazione nel settore penale "è sicuro, è strettamente controllato dal Ministero ed è di proprietà del Ministero non casualmente ma a garanzia delle informazioni trattate". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, interpellato sui risvolti dell'inchiesta sulla 'cricca' che tentava di mettere le mani sugli appalti dei ministeri e sull'ipotesi che stesse cercando di insinuarsi anche in quelli legati al Tiap per violarlo e accedere ai fascicoli delle procure.

Le opposizioni: Alfano si dimetta - "Ministro Alfano, faccia una cosa giusta: dimissioni. Non per l'assunzione del fratello alle Poste o per quello che avrebbe fatto il padre, ma per la sua totale incapacità di difendere i confini e la nostra sicurezza, i cittadini italiani e le stesse Forze dell'Ordine. #angelinoacasa". Così Matteo Salvini su Facebook commenta la vicenda che vedrebbe coinvolto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano.

 "Poste Italiane SpA, sta per "Poste Italiane Società per Alfano"? Le intercettazioni telefoniche inchiodano letteralmente il ministro degli Interni del Governo Renzi. Tra il padre che invia 80 curriculum alle Poste e l'assunzione del fratello del ministro nella stessa società, dovrebbe rassegnare oggi stesso le dimissioni" lo dichiarano i capigruppo M5S di Camera e Senato Laura Castelli e Stefano Lucidi. "Tra l'altro il caso dell'assunzione del fratello di Alfano fu denunciato nel 2013 dal Movimento 5 Stelle il 18 settembre 2013 in una interrogazione a prima firma Andrea Coletti che non ha mai avuto risposta" continuano Castelli e Lucidi. "Chiediamo le immediati dimissioni del ministro degli Interni, se vuole per chiederle siamo pronti ad inviare un raccomandata senza ricevuta di ritorno tramite "Poste Società per Alfano"...", concludono i capigruppo M5S.

"Siamo al terzo grave scandalo che vede coinvolto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, nel giro di poco più di tre anni. Il primo risale all'inumana estradizione di Alma Shalabayeva e dei suoi figli, il secondo riguarda lo spostamento del prefetto di Enna ad Isernia su cui sta indagando la Procura di Roma e adesso il suo nome è nuovamente nelle carte di un'altra inchiesta insieme al padre e al fratello. E' chiaro che la misura è colma, per questi motivi il gruppo parlamentare di Alternativa Libera - Possibile, chiede al Ministro Alfano di rassegnarsi e di rassegnare immediatamente le dimissione per togliere il Paese e se stesso da questo imbarazzo senza dover costringere il Parlamento a votare una mozione di sfiducia". Lo affermano i capigruppo di Possibile e Alternativa Libera, Pippo Civati e Massimo Artini.

"Angelino Alfano sta facendo bene il suo lavoro di ministro e le cose che leggiamo non coinvolgono né il suo lavoro né la correttezza del suo comportamento. La richiesta di dimissioni è pretestuosa". Lo afferma il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato, interpellato sulla richiesta di dimissioni del ministro dell'Interno avanzata da M5s, Lega e Si.

Bufera sul ministro degli Interni, Angelino Alfano: ci sarebbe anche il suo nome nelle intercettazioni allegate all'inchiesta della Procura di Roma per corruzione e riciclaggio. Alfano, secondo quanto riportato da diversi quotidiani, viene citato per l'assunzione di suo fratello alle Poste. 

Alfano, tuttavia, respinge le accuse: "Siamo di fronte al ri-uso politico degli scarti di un'inchiesta giudiziaria - dice il ministro -. Ciò che i magistrati hanno studiato, ritenendolo non idoneo a coinvolgermi in alcun modo, viene usato per fini esclusivamente politici. Le intercettazioni non riguardano me, bensì terze e quarte persone che parlano di me. Persone, peraltro, che non vedo e non sento da anni".

Accertamenti su diverse nomine in società apparse nell'inchiesta della procura di Roma, compresa quella sull'assunzione del fratello di Angelino Alfano a Postecom, sono stati eseguiti dalla procura di Roma e dai finanzieri del nucleo di polizia valutaria prima dell'operazione culminata nell'emissione di 24 misure di custodia cautelare tra carcere e domiciliari.

Le verifiche in questione non hanno determinato formali contestazioni di reati. Il tutto, secondo quanto si è appreso, per verificare l'attendibilità di Raffaele Pizza, considerato al vertice dell'organizzazione specializzata nel condizionare nomine presso società private e influenzare appalti pubblici. Lo spunto per questi accertamenti è scaturito anche da un'intercettazione del 9 gennaio 2015 in cui Pizza, fratello dell'ex sottosegretario Giuseppe, rivendica di essere stato lui a far assumere Alessandro Alfano.

Incalza il M5S, con Alessandro Di Battista, chiedendo al responsabile del Viminale di fornire una spiegazione al Parlamento e agli italiani: "Ministro Alfano lei ha il dovere di fornire spiegazioni al Parlamento e all'opinione pubblica intera!": scrive su twitter il parlamentare

Nell' ordinanza citati anche Sarmi e Boeri -  Si parla anche di una proroga di un mega appalto Inps ad un consorzio di imprese nelle carte dell' inchiesta della procura di Roma su mazzette e riciclaggio: una proroga - come riferiscono oggi alcuni quotidiani - sul cui esito positivo il faccendiere Raffaele Pizza (fratello dell'ex sottosegretario Giuseppe) rassicura il referente del consorzio, Roberto Boggio, sottolineando le sue ottime "entrature". In particolare, scrivono gli inquirenti nell'ordinanza, "Pizza tranquillizzava Boggio circa il positivo esito anche della proroga, facendogli intendere di poter influire favorevolmente in ordine alla decisione grazie alle sue altolocate conoscenze nell'ambiente, citando espressamente Sarmi (Massimo Sarmi, ex ad di Poste italiane spa - ndr) come persona in grado di 'arrivare' a Boeri, attuale direttore dell'Inps". E quando Boggio gli dice di aver sentito Boeri, Pizza replica: "Boeri ci penso io quand'è il momento, è amico di...ma siamo a livelli altissimi....con Sarmi se gli dico una cosa la fa....capito, non rompesse il c. ... quand'è il momento, io sono in grado di intervenire, amico amico suo proprio....è anche una persona di grandi qualità...".

 

 

Caio:  Poste cambiate, valutiamo situazione  - "Abbiamo letto sui giornali quello che sta emergendo: se questo è il quadro, noi rappresentiamo una discontinuità rispetto al passo e penso che anche con il nuovo management stiamo dimostrando quanto l'aria sia cambiata". Così l'ad di Poste, Francesco Caio, commenta l'inchiesta da cui sarebbe emersa l'assunzione del fratello del ministro Alfano in Poste tramite Raffaele Pizza. "Valuteremo la situazione", ha aggiunto Caio, che alla domanda se siano previste azioni specifiche ha risposto: "Non personalizzerei in questa fase".

 

 

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