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Turista rientrato, 24 ore di paura

Clima apocalittico, team nepalese non ci ha mai abbandonato

"Il pulmino ha cominciato a sobbalzare, a scuoterci da una parte all'altra. Pensavamo ad un incidente, ma poi la gente ha iniziato a urlare 'terremoto!' e ci siamo precipitati fuori dal bus". Flavio Ferrera, genovese di 37 anni, era poco fuori Kathmandu, di ritorno da una visita al tempio della dea Khali, quando la terra ha cominciato a tremare violentemente in Nepal, causando migliaia di morti e feriti.
    Insieme a lui, altri 15 compagni di viaggio, tutti incolumi e già rientrati in Italia.

    "Vedevamo intorno a noi nuvole di polvere alzarsi dai palazzi crollati, la gente spaventata che si affollava in strada. Siamo rimasti sulle colline che circondano la città fino alle cinque del pomeriggio, in attesa di capire cosa fare", racconta all'ANSA Ferrera, che - ancora scosso dall'esperienza vissuta - fatica a trovare le parole per raccontare la tragedia nepalese. "Tanta paura, ma nessuno è stato preso dal panico. La nostra fortuna è stata quella di aver rinunciato quella mattina allo shopping nelle stradine del centro e di rimanere tutti insieme.
   
Le notizie ci arrivavano da sms inviati dai nostri amici e parenti in Italia preoccupati per noi, mentre noi non avevamo ancora la percezione reale di ciò che stava succedendo". Una volta rientrato in città, tra villaggi che non c'erano più, il gruppo ha passato la notte sul pulmino in un parcheggio aperto, insieme ai nepalesi accampati in tende di fortuna, in attesa di rientrare in Italia con il primo aereo della mattina. Il giovane viaggiatore genovese, per recuperare gli effetti personali lasciati in albergo, ha attraversato a piedi Kathmandu. "Ho visto muri crollati, templi accartocciati su loro stessi, monumenti distrutti - gli stessi che avevamo fotografato con spensieratezza poche ore prima -, la città buia, illuminata solo da qualche generatore ancora funzionante. Un clima apocalittico. E ho cominciato a capire. L'albergo, rimasto in piedi, era diventato punto di ritrovo degli sfollati da altri hotel. Sono entrato per prendere le nostre cose, ma l'unico mio pensiero era quello di uscire di lì al più presto".

    A non abbandonare mai gli italiani, la guida che era con loro, l'autista e l'aiuto autista. "Nonostante non avessero notizie dei loro familiari, nonostante i loro villaggi fossero stati spazzati via, non ci hanno abbandonato fino al momento della partenza. Sono stati encomiabili. Ora l'emergenza è aiutare loro e tutti i nepalesi. Anche perché ha cominciato a piovere, la sera le temperature si abbassano e il cibo potrebbe cominciare a scarseggiare".   

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