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L'ultima estate,su mondo che non c'è più

Filotei dà voce storia e speranze Pescara Tronto. Introduce Papa

(ANSA) - ROMA, 29 GEN - "Lo scopo che mi propongo in queste pagine è quello di fare memoria di un mondo che non c'è più, o meglio che per me non potrà più esserci". C'è come il tessuto di una perdita dell'innocenza, o quanto meno della perdita di una "spensieratezza" che non potrà più esistere, in "L'ultima estate. Memorie di un mondo che non c'è più" (Fas 2019, pp. 120, euro 15.00), breve romanzo che Marcello Filotei, giornalista dell'Osservatore Romano nonché compositore, ha dedicato alla 'sua' Pescara del Tronto, frazione di Arquata (Ascoli Piceno) rasa al suolo dalla scossa di terremoto del 24 agosto del 2016. "Ore 3.36, fine di un mondo", si legge nel volume - con la più che prestigiosa introduzione di Papa Francesco -, a proposito di un sisma che "ha portato via con sé decine di vite e l'illusione che si potesse vivere fuori dal tempo". "In quel lembo di universo sembrava possibile, ma è andata diversamente - sottolinea l'autore -. Ora che l'estate è finita per sempre bisogna fare i conti con la realtà: la spensieratezza è perduta. La memoria invece resiste, ma è diventata malinconia". Ed è proprio la memoria la protagonista di questo scorrevole e poetico romanzo, nel tentativo di non mandare completamente perduto un microcosmo fatto di legami, di piccoli personaggi, di stagioni della vita, di amici d'infanzia, di parentele, cugini, zii, genitori. Genitori che lo stesso Filotei ha perso tra le macerie della casa natale, mentre solo la sorella si è salvata. "A tenere insieme tutto è l'amore per un mondo perduto, il dolore per le persone scomparse e la necessità di provare a comprendere come sia stato possibile che il luogo del cuore ci abbia tradito", confessa l'autore su queste terre devastate, che a tre anni di distanza da quelle scosse attendono ancora di capire quale sarà il loro destino. Filotei è chiaro e, come in tutto il volume, sul filo dell''understatement' anche a proposito del suo metodo di lavoro: "Tutto quello che ho scritto è ispirato a fatti realmente avvenuti, ma allo stesso tempo è filtrato attraverso le mie emozioni, la mia emotività, attraverso il velo poetico che per me ha ammantato sempre i luoghi dove affondano le mie radici. Non ho usato i nomi delle persone, per il rispetto della loro riservatezza e per cercare di dare un carattere universale al racconto". In definitiva, anche questo "è un romanzo che parla d'amore, dell'amore verso questi posti e verso questa gente". E se pure si riconosce che, purtroppo, "ormai è chiaro che non siamo una comunità" - anche questo, tre anni dopo, è l'effetto delle scosse -, non si chiude lo spazio alla "speranza", simboleggiata in queste limpide pagine da una scala bianca, rimasta intatta tra le macerie del paese. "Fare memoria non significa coltivare la nostalgia di quel che è stato, non significa chiudersi nella tristezza e nella paura - dice nell'introduzione papa Francesco, che ha visitato questi luoghi -. Nella storia che continua c'è, accanto alla nostalgia, una speranza di futuro. C'è lo sguardo in avanti che si nutre di una memoria che non è mai rassegnata". E 'L'ultima estate' ne è una bella testimonianza: "A questo serve ricordare, a non perdere le proprie radici. A non lasciare che anche queste diventino macerie. A ricostruire una nuova storia senza dimenticare quella antica". (ANSA).
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