(di Alfredo Pecoraro)
Per Duncan MacDougall 21 grammi è
il peso dell'anima, che si perderebbe esalando l'ultimo respiro.
Nel quartiere Noce di Palermo, 21 secondi è il tempo che può
decidere la vita o la morte di un pedone al semaforo che da
queste parti chiamano killer. Tredici ragazzi, nell'arco di
pochi anni, hanno perso la vita in questo lasso di tempo,
travolti dalle auto in transito: siamo in viale Regione
siciliana, all'altezza di via Perpignano, l'asse che collega
Palermo alle autostrade per Catania e Trapani. Nonostante i
morti, questo semaforo continua a scandire 21 secondi: tararlo
in modo differente per gli esperti congestionerebbe il traffico
nell'intero asse, tutto dunque è lasciato alla buona sorte,
nonostante progetti di sottopassi e ponti rimasti nel libro dei
sogni e delle promesse.
Il semaforo killer è una delle tappe toccate dal camper di
Roberto Lagalla, candidato sindaco per il centrodestra. Per
mezza giornata l'ANSA ha seguito il tour elettorale dell'ex
rettore tra le strade della V circoscrizione: quasi 126 mila
abitanti, il doppio di persone della città di Caltanissetta, che
è capoluogo di provincia. Nel cuore della Noce, dove due giorni
fa sono state arrestate nove persone per mafia, compreso il
nuovo presunto capo mandamento, Lagalla ha incontrato gente,
raccolto testimonianze e soprattutto ha potuto vedere coi propri
occhi le condizioni disastrose di questo pezzo di città,
abbandonato. Non c'è angolo dove non ci sia cumuli di
immondizia, le erbacce ormai secche violentano le poche aree
verdi diventate terreno di topi e scarafaggi. In un anfratto
della Noce, a pochi passi dal semaforo killer, c'è un grande
murales: è il volto di Agostino Cardovino, ragazzo di 16 anni
travolto e ucciso due anni fa da un'auto. "Era una discarica -
racconta il padre Gaspare a Roberto Lagalla - Abbiamo ripulito
questo angolo, realizzando questa piazzetta intitolandola a mio
figlio. Nessuno del Comune è mai venuto, la gente si è
auto-tassata per recuperare questo spazio, ma vorremmo
recintarlo, mettere un prato per fare giocare i bambini: in
questa zona non c'è niente". Lagalla lo abbraccia.
A pochi metri dalla piazza principale c'è la la Chiesa
evangelica 'Fiume di vita': il presidente Maurizio Cascio
accoglie il candidato. "Facciamo tutto da soli senza contributi,
assistiamo 900 famiglie del quartiere distribuendo 1.800
sacchetti della spesa, grazie al Banco alimentare e a quello che
ci danno al mercato", racconta Cascio, pastore di 500 fedeli
assieme alla figlia Lidia di 32 anni. Nei sacchi ci sono pasta,
pomodori pelati, minestroni in scatola, buste di latte e altri
generi alimentari.
Alla Noce non ci sono aree per attività sociali, non ci sono
parchi, non ci sono spazi per lo sport. "Col Covid i poveri sono
aumentati", racconta Vincenzo. In due soli patronati della zona
vengono compilate una media di 30 richieste di reddito di
cittadinanza al giorno, il tasso di dispersione scolastica qui è
altissimo. La gente cerca di organizzarsi come può. In una
strada vicino alla Chiesa si sta creando una mensa-self service
con accesso libero per dare da mangiare ai poveri. Jolanda, che
gestisce un bar, sussurra all'orecchio di Lagalla: "Lei verrà
eletto professore., ma non si dimentichi della Noce: questo
rione merita molto". Si risale sul camper. "Ma tutti quelli che
urlano legalità dove stanno?", osserva l'ex Rettore pensando
alle polemiche di questi giorni.
A Passo di Rigano, la gente per strada ferma il candidato. "Io
voto per lei, ma non diventi come Orlando: qui abbiamo bisogno
di aiuto", dice Eugenio, fermo al semaforo con lo scooter.
Lagalla viene accompagnato davanti al palazzone di via Dogali:
qui un tempo c'era il Comando dei vigili urbani. Smantellato un
anno fa, è rimasto solo un guardiano per evitare che lo stabile
venga depredato. A pochi metri c'era la sede del Municipio,
anche questa è stata chiusa. "Ora qui c'è il nulla - dice
Giampiero - Vede quell'edificio? E' una scuola elementare, al
calar della sera nel piazzale la gente va a drogarsi". Lagalla
cala il capo. "Più giro e più sono colpito dai tanti problemi di
questa città - riflette - Si parla tanto di legalità...ma è
legalità questo degrado? E' legalità tutta questa povertà? E'
legalità questa disperazione della gente?". A Borgo Nuovo il
fallimento è l'immagine di due aree: il parco Tindari, con
l'erba alta più di un metro e mezzo e i bambini costretti a
giocare tra topi e zecche; e l'ex campo Fazzini in via Alia, qui
sono cresciuti alcuni calciatori come Giorgio Corona, detto 're
Gorgio', 258 reti in carriera negli anni Novanta, attaccante che
fece sognare il Messina. Di quel campo non c'è più niente: dove
un anno fa con 20 milioni di euro doveva nascere una cittadella
della socialità e dello sport è rimasta una mega discarica: una
carcassa d'auto bruciata, copertoni, divani, frigoriferi.
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