«Don Chisciotte» di Cervantes è
uno dei libri più belli che siano mai stati scritti. Difficile
sottrarsi alla malìa delle avventure del gentiluomo «con la
fantasia piena di tutto quello che leggeva nei suoi romanzi».
Con la mostra «Orma di Ronzinante. Pagine della terza lettura di
Miguel de Cervantes», che si inaugura domani alle 19 nella sede
dell'Instituto Cervantes a Sant'Eulalia dei Catalani, Michele
Canzoneri racconta il suo approccio alla lettura di un romanzo
«che non si finisce mai di leggere». Sono pagine e pagine di
riflessioni e appunti visivi che, grazie all'impegno della
ispanista Maria Caterina Ruta, possiamo oggi ammirare raccolti
in un corpus espositivo straordinario. Canzoneri ha sempre
lavorato ai limiti del tempo, ricercando il presente nelle
tracce luminose del passato, descrivendo su fogli di carta
antica le storie che portano alla genesi delle sue realizzazioni
più importanti, come le tante bellissime vetrate - scultura che,
attraverso la luce, reinterpretano i testi sacri nel Duomo di
Cefalù, nella Cappella della Chiesa di Renzo Piano a San
Giovanni Rotondo, o in quella realizzata per il Cenacolo di
Gerusalemme. O, invece, trasforma le carte su cui interviene con
tecniche miste e materiali preziosi in opere compiute, come nel
caso del suo «Chisciotte», per il quale ha utilizzato fogli
datata fra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, l'epoca
in cui visse Cervantes.
La narrazione inizia dall'«Orma di Ronzinante» e dal suo
faticoso peregrinare al seguito del cavaliere errante, fino alla
caduta e alla «Dissoluzione di Ronzinante» in trasparenze
luminescenti, che richiamano le atmosfere di Turner. Perché
questo viaggio di Canzoneri ci sembra essere non solo una
meditazione sul capolavoro dello scrittore spagnolo, ma anche e
soprattutto una matura riflessione sulle immagini dell'arte: dal
rosso riflesso di Don Chisciotte ispirato a Picasso, al biancore
trasparente del Beato Angelico, alle figure allungate di El
Greco appena tracciate, ai segni di Dalì, alle visioni quasi
folcloriche che declinano i fantasmi di eroi di carta in un
raffinato tripudio cromatico. È un lungo viaggio, che passa per
la traduzione in pittura del testo, ritrovandone le affinità di
linguaggio e le coincidenze che uniscono il racconto poetico e
al lavoro figurativo. Un'avventura che si conclude nella
suggestiva «Cavalcata al chiaro di luna», col riflesso di Don
Chisciotte che insegue il suo sogno per l'eternità illuminato
dalla luce lunare. «Ma benché sia il corno della luna or la mia
gloria, grande ammirazione per le prodezze vostre in cuor mi
nacque».
I testi di presentazione sono di M. Caterina Ruta e Silvano
Nigro. La mostra fa parte dell'undicesima edizione della
Settimana delle culture ed è visitabile fino al prossimo 30
giugno.
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