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>ANSA-BOX/La mamma Di Matteo, nessuna vendetta ma nessun perdono

Parla anche fratello bimbo ucciso da Brusca,rispettiamo lo Stato

Redazione ANSA ALTOFONTE

(di Ignazio Marchese) (ANSA) - ALTOFONTE, 01 GIU - "Rispettiamo le leggi e le sentenze dello Stato. Ma Giovanni Brusca non potrò mai perdonarlo". Sono parole pesanti come macigni quelle pronunciate da Franca Castellese, mamma del piccolo Giuseppe Di Matteo, il bimbo strangolato e sciolto nell'acido dopo essere stato tenuto segregato per due anni. Un delitto orribile ordinato dal boss di San Giuseppe Jato soprannominato 'u verru' (il maiale) per la sua crudeltà.
    Oggi il carnefice di suo figlio è tornato libero, ma la mamma del piccolo Di Matteo non polemizza, non lancia accuse, non cerca vendette. Ma non vuole nemmeno sentir parlare di perdono.
    "Brusca ha ucciso un bambino che conosceva bene, con cui aveva giocato a casa. Nel mio cuore come posso perdonarlo?" dice Franca Castellese all'ANSA, attraverso il suo avvocato Monica Genovese che spiega anche i motivi di questa decisione. "Durante i processi - sottolinea il legale - Brusca non ha mai chiesto scusa alla famiglia, non ha mai mostrato alcun pentimento per un delitto che non è solo un omicidio di mafia ma un crimine orrendo".
    Di grande compostezza e dignità anche le parole di Nicola Di Matteo che aveva appena 11 anni quando gli "uomini del disonore" rapirono il fratello Giuseppe. "Umanamente non potremo mai perdonare. Il dolore per la morte di mio fratello è una ferita che non si rimarginerà mai. Per mia madre la sofferenza è ancora più grande. Ma abbiamo fiducia nella magistratura", dice. Nicola Di Matteo, rimasto in silenzio per 25 anni prima di un intervento pubblico nel febbraio scorso, in occasione di una manifestazione organizzata per ricordare il sacrificio del fratello, parla a fatica e scandisce lentamente ogni parola. "Se non rispettiamo questa sentenza non rispettiamo lo Stato che ci è stato sempre vicino. Brusca ha ucciso mio fratello ma ha espiato la pena" aggiunge senza riuscire a nascondere la sofferenza che gli provocano quelle parole. Ma anche lui, come la madre, non riesce a perdonare: "E' difficile per tante persone comuni, figurarsi per un familiare...". (ANSA).
   

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