"Paolo Giaccone è stato un uomo
perbene e un docente intelligente e nella sua vita è diventato
anche un eroe silenzioso, un esempio di rettitudine morale,
capace di non piegarsi davanti alla minaccia mafiosa. La sua
scelta gli è costata la vita e rappresenta ancora oggi, a 42
anni dalla sua uccisione, un punto di riferimento nella lotta
alla criminalità organizzata e il suo comportamento è un faro
per le giovani generazioni di uomini e di medici". Lo afferma il
sindaco di Palermo, Roberto Lagalla ricordando il medico legale
che fu assassinato tra i viali del Policlinico di Palermo -
intitolato poi a suo nome - qualche settimana prima della strage
di via Isidoro Carini. Aveva ricevuto l'incarico di esaminare
un'impronta digitale lasciata da uno dei killer che, nel
dicembre del 1981, avevano scatenato una sparatoria tra le vie
di Bagheria, con quattro morti. L'impronta, che apparteneva al
boss Giuseppe Marchese, era l'unica prova che poteva incastrare
gli assassini. Il medico ricevette delle pressioni perché
aggiustasse le conclusioni della perizia dattiloscopica.
Giaccone rifiutò di piegarsi a inviti e minacce, e il killer, fu
così condannato all'ergastolo.
"Giaccone è stato un punto di riferimento etico e professionale
che non dev'essere dimenticato", dice Santi Bellomare,
segretario
provinciale della Dc a Palermo
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