A carico di alcuni degli
indagati dell'operazione antimafia "Condor" - 10 gli agrigentini
sottoposti a misure cautelari durante la notte - sono stati
acquisiti gravi indizi sull'interferenza esercitata da Cosa
Nostra sul lucroso settore economico delle transazioni per la
vendita di uva e la progressiva ingerenza in questo comparto da
parte della Stidda. In tale ambito sono emersi rapporti del
vertice della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro con la
'Ndrina calabrese dei Barbaro di Platì.
L'inchiesta ha portato alla luce anche il controllo illecito di
una grossa parte del settore imprenditoriale delle slot machines
e degli apparecchi da gioco installati nei locali commerciali;
nonché le estorsioni in danno di un imprenditore costretto ad
astenersi dalla partecipazione ad un'asta giudiziaria
finalizzata alla vendita di alcuni terreni; la tentata
estorsione in danno di un altro imprenditore del settore della
distribuzione e gestione di congegni e apparecchi elettronici;
la gestione di un impianto di pesatura dell'uva, i cui proventi
sarebbero stati in parte destinati al mantenimento dei detenuti.
Ed ancora è stata ricostruita l'estorsione - consistita
nell'imposizione dell'assunzione di uno degli stessi indagati -
ai danni di un'impresa aggiudicataria di lavori a Ravanusa e
l'incendio ai danni del titolare di un'autodemolizione con
deposito giudiziario.
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