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Mafia: Grasso, il mio amico Giovanni Falcone e quell'accendino

Mafia: Grasso, il mio amico Giovanni Falcone e quell'accendino

L'ex magistrato a Ficarra presenta il suo libro e mostra ANSA

PALERMO, 21 agosto 2022, 19:20

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Questo accendino marca Dunhill me lo ha dato Giovanni Falcone prima di morire. 'Tieni, ho deciso di smettere di fumare. Se non ce la farò me lo restituirai perchè non è un regalo'. Da allora lo porto sempre con me, perchè questa scintilla mi ricorda la luce dei suoi occhi, della sua forza, della sua determinazione. Ecco io vorrei che questa fiammella potesse accendere le fiaccole di tanti giovani per proseguire una storia che non può finire con la morte di Giovanni e di Paolo". Pietro Grasso ha spiegato così la decisione di mettere sulla copertina del suo ultimo libro "Il mio amico Giovanni" l'immagine di quell'accendino, nel corso di un affollato incontro che si è svolto ieri sera nell'auditorium del Comune di Ficarra. Prima dell'iniziativa, promossa dall'amministrazione comunale guidata dal sindaco Basilio Ridolfo, l'ex presidente del Senato ha inaugurato la mostra fotografica dell'ANSA "L'eredità di Falcone e Borsellino", che ha fatto tappa nel paese del messinese nell'ambito del tour sostenuto dal Fondo Sociale Europeo con il supporto della società Quater Srl. Subito dopo Pietro Grasso, insieme al capo della redazione siciliana dell'ANSA Francesco Nuccio, è stato ospite di Salotto d'autore, condotto dal giornalista Massimo Scaffidi.
    L'ex magistrato, che è stato alla guida della Procura di Palermo e della Direzione nazionale antimafia, ha parlato della sua esperienza come giudice a latere del maxiprocesso, considerato un punto di svolta nella lotta a Cosa Nostra, ma soprattutto ha raccontato i tanti episodi ed aneddoti legati al suo rapporto umano e professionale con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino contenuti nel libro. "A volte mi chiedo - ha osservato l'autore - cosa sarebbe accaduto se il maxiprocesso non si fosse concluso con una raffica di condanne, visto che fu proprio quella sentenza la causa scatenante delle stragi del '92. Forse un verdetto diverso avrebbe potuto salvare la vita di Giovanni e Paolo, ma poi capisco che nulla li avrebbe fermati, che avrebbero continuato con la stessa determinazione e con la stessa luce rappresentata dalla fiammella di questo accendino".
   
   

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