Uscirà dal carcere Giovanni
Sutera, il sessantenne di origine siciliana, attualmente a
processo per la bancarotta del bar Curtatone di Firenze, per il
momento detenuto a Sollicciano dove sta scontando l'ergastolo
per l'omicidio di mafia della diciassettenne Graziella Campagna,
commessa di una lavanderia di Villafranca Tirrena (Messina),
uccisa il 12 dicembre 1985 perché aveva scoperto da un'agenda
smarrita tra gli abiti di un cliente l'identità di Gerlando
Alberti, boss di mafia di cui Sutera, che si è sempre dichiarato
innocente, sarebbe stato braccio destro. Durante la giornata il
sessantenne potrà uscire dal carcere per andare a fare
volontariato presso un'associazione di Firenze che fornisce
assistenza agli anziani mentre la sera dovrà tornare in cella.
Dopo il via libera è stato trasferito dal carcere di Prato a
quello di Sollicciano in modo da poter raggiungere piu'
agevolmente l'associazione in cui presterà la sua opera di
volontario. "Questo Stato facendo così spinge le persone a farsi
giustizia da sé, non a rivolgersi alla legge. Se le persone si
rendono conto che non è possibile ottenere giustizia si sentono
impotenti. Non mi sento rappresentato da questo Stato", dice
Piero Campagna commentando la notizia. "Non è la prima volta tra
l'altro - prosegue Campagna- già nel 2018 la Procura generale di
Firenze aveva rigettato l'istanza dell'avvocato della nostra
famiglia e non aveva chiesto la revoca della liberazione
condizionale concessa nel 2015 a Giovanni Sutera. In seguito
eravamo riusciti a far togliere la libertà condizionale e a
farlo tornare in carcere e ora gli concedono altri benefici. È
una cosa gravissima". "Mi chiedo - dice - se i nostri politici
quando fanno le leggi pensano che questa ragazza martoriata
poteva essere loro figlia o sorella. Inoltre Sutera è un
criminale che non si è mai pentito come può lavorare mi chiedo
per un'associazione di volontariato? Mi vergogno di essere
italiano, hanno ucciso un'altra volta mia sorella".
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