"Trent'anni dopo sugli stessi luoghi.
È cambiato tantissimo da allora. Quello che non è cambiato è
che non abbiamo ancora tutta la verità". A parlare è Maria
Grazia Mazzola, tra le giornaliste italiane che più ha
raccontato mafia e camorra e che trent'anni fa, il 23 maggio
1992, al tempo giovane inviata di Samarcanda, si ritrovò nello
scenario apocalittico della strage di Capaci, in cui Cosa Nostra
uccise il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca
Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo,
Antonio Montinaro. Solo 45 giorni dopo sarebbe toccato a Paolo
Borsellino. In occasione del trentennale, la Mazzola torna su
quei luoghi firmando lo Speciale Tg1 - L'ultimo respiro (su Rai1
il 22 maggio alle 23.35), racconto "dall'interno" come spiega
lei, con testimonianze esclusive, di quello che accadde quel
giorno e nelle ore, mesi, successivi. Si riparte da quegli
stessi luoghi e cucendo insieme testimonianze di chi era la
fianco di Falcone e Borsellino. "Ripercorreremo la grande
rivoluzione che portarono all'interno della magistratura -
anticipa la giornalista - C'è la storia di Francesca Morvillo.
Ascolteremo chi è sopravvissuto, i figli di chi non ce l'ha
fatta, Pietro Grasso e, in esclusiva, il magistrato migliore
amico di Falcone.". E poi le indagini. "In trent'anni è cambiato
tantissimo - dice - Però non abbiamo ancora tutta la verità
sulle stragi. Fu solo mafia? Le sentenze lasciano aperto uno
spiraglio su complicità e connivenze esterne. E bisognerebbe
invece chiarire una volta per tutte la verità
Riproduzione riservata © Copyright ANSA