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Riprese in aula del boss Graviano, Rai condannata in appello

Riprese in aula del boss Graviano, Rai condannata in appello

Non ha autorizzato, danno a immagine

MARSALA, 29 aprile 2022, 17:42

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Respingendo il ricorso della Rai, la prima sezione civile della Corte d'appello di Roma (presidente Ettore Capizzi) ha confermato la sentenza con cui, nel febbraio 2017, l'ente televisivo di Stato venne condannato dal Tribunale civile della Capitale a risarcire con 8 mila euro il capomafia palermitano Giuseppe Graviano per danno all'immagine. A rappresentare in giudizio il boss stragista sono stati gli avvocati Francesco Vinci e Federico Vianelli.
    Alla base della causa civile intentata da Graviano c'è il suo rifiuto di farsi riprendere dalle telecamere della Rai durante un processo di corte d'assise in corso nel carcere di Rebibbia. Il consenso di imputati e testi è imposto dalla legge.
    Nonostante il boss avesse detto no, gli operatori effettuarono le riprese. Le immagini finirono in rete e il padrino di Brancaccio decise di intraprendere le vie legali. Il presidente del collegio che celebrava il processo ha ribadito che Graviano non aveva prestato il consenso. In primo grado, la Rai fu condannata anche a pagare 3mila euro di spese legali. Adesso, invece, le spese legali, sempre a carico della Rai, sono state quantificate in 9mila euro.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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