(ANSA) - PALERMO, 21 APR - "I crimini dell'odio si basano su
una discriminazione e il nostro ordinamento ne prevede solo 4:
etnica, nazionale, razziale e religiosa. L'obiettivo è quello
di affrontare l'odio come categoria criminologica dalla
prospettiva degli operatori della sicurezza". Lo ha detto il
vice capo della Polizia Vittorio Rizzi a Palermo per una
conferenza dell'Oscad, l'Osservatorio per la sicurezza contro
gli atti discriminatori voluto 11 anni fa dall'allora capo della
Polizia Antonio Manganelli.
"A testimonianza di quanto spesso il concetto sia divisivo,
non esiste una definizione giuridica dei crimini d'odio, pur
trattandosi di reati fortemente connotati dal pregiudizio per
una caratteristica della vittima che attiene a un aspetto
profondo della sua identità e di quella del gruppo cui
appartiene"" ha aggiunto Rizzi sottolineando che si tratta di
fenomeni su cui serve una preparazione e un formazione
specifica. "La sfida perché tolleranza ed inclusione diventino
aspetti fondanti della nostra società è ancor più complessa se è
vero che alle minacce del mondo reale si affiancano oggi i
pericoli dell'odio on line - ha proseguito - L'antidoto più
potente, dunque, non può essere allora che la cultura per
combattere l'ignoranza di chi ha paura del diverso, di chi si
chiude negli stereotipi e non sa guardare oltre. E le forze di
polizia giocano un ruolo centrale nel bloccare ogni forma di
intolleranza prima che degeneri in sofferenza". (ANSA).
Crimini d'odio: Rizzi, antidoto la cultura dell'integrazione
Vice capo della Polizia a Palermo per incontro dell'Oscad
