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Allarme chirurghi, difficile operare anche malati tumori

Allarme chirurghi, difficile operare anche malati tumori

"In Sicilia situazione sanitaria in affanno"

PALERMO, 12 gennaio 2022, 11:10

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Dopo l'allarme della Società italiana di chirurgia (Sic) a livello nazionale anche il direttivo della Società siciliana di Chirurgia, fotografa quella che viene definita "una situazione regionale sanitaria in chiaro affanno". "Gli scenari - dicono i chirurghi - sono di posti letto di chirurgia ridotti, infermieri positivi al virus, sottoposti a quarantena o trasferiti in reparti Covid e terapie intensive destinate quasi esclusivamente ai contagiati. Sono passati ormai quasi due anni dalla prima ondata. Purtroppo lo scenario che l'isola aveva evitato nel corso dei primi mesi del 2020, si sta abbattendo in maniera violenta sul sistema sanitario regionale sul sistema sanitario regionale in queste ultime settimane".
    "I dati parlano chiaro - afferma il presidente della Società siciliana di Chirurgia Giuseppe Navarra - attualmente in Sicilia si operano quasi dappertutto solo urgenze e pazienti classificati in classe A. I chirurghi avevano iniziato da qualche mese ad operare pazienti nel corso di sedute operatorie aggiuntive al fine di abbattere le liste di attesa lievitate a causa delle ondate pandemiche, ma i risultati di questo sforzo organizzativo saranno vanificati dallo stop di questi giorni".
    "La situazione difficile, oggi, potrebbe diventare esplosiva qualora la curva pandemica non accennasse ad appiattirsi. Capita talvolta già oggi, e capiterà sempre più spesso - prosegue Navarra - che non sia possibile operare neppure i pazienti affetti da neoplasie perché non si dispone di sedute operatorie ordinarie o perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva per la sorveglianza del paziente nel postoperatorio" Il direttivo della Società Siciliana di Chirurgia, che rappresenta la comunità dei chirurghi siciliani, chiede l'intervento del governo e del Parlamento regionale affinché venga garantito alla chirurgia "un volume minimo che non scenda a meno del 40% del periodo pre-COVID, una omogeneità dei regolamenti organizzativi e la tutela delle reti ospedaliere".
   
   

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