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Mafia: Maria Falcone, subito riforma ergastolo ostativo

Mafia

Mafia: Maria Falcone, subito riforma ergastolo ostativo

Sorella giudice, a indignazione seguano i fatti

PALERMO, 02 giugno 2021, 12:16

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"In questi giorni ho evitato sovraesposizioni mediatiche e dichiarazioni rabbiose rispettando una legge che è stata e continua a essere fondamentale nella guerra contro Cosa nostra, ma nessuno può essere più addolorato e indignato di noi davanti alla scarcerazione di uno degli individui peggiori che la storia del Paese abbia conosciuto. Ho ascoltato moltissime dichiarazioni di politici e assistito a un'ondata di indignazione dell'opinione pubblica che dimostra quanto la coscienza dei nostri concittadini sia mutata e maturata in questi 29 anni". Lo dice Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso dalla mafia dopo la scarcerazione del boss mafioso Giovanni Brusca, che si è autoaccusato di aver premuto il telecomando che fece esplodere il tritolo che provocò la strage di Capaci. "Oggi, in un giorno tanto importante per la nostra Nazione in cui, come ha detto il capo dello Stato Sergio Mattarella, rinnoviamo la gratitudine a chi ha sacrificato la vita per l'Italia, - aggiunge - voglio lanciare un appello alla politica affinchè traduca lo sdegno espresso per la liberazione di Giovanni Brusca in un impegno reale per una approvazione veloce della riforma della legge sull'ergastolo ostativo sollecitata dalla Corte Costituzionale". "Voglio dire a tutte le forze politiche, molte delle quali peraltro votarono la legge sui pentiti voluta da mio fratello, - spiega - che oggi hanno l'occasione per dimostrare che la lotta alla mafia resta una priorità del Paese e che possono, al di là delle parole, attraverso una normativa giusta, evitare scarcerazioni e permessi i boss che mai hanno interrotto il loro perverso legame con l'associazione mafiosa. Concedere benefici a chi neppure ha dato un contributo alla giustizia sarebbe inammissibile e determinerebbe una reazione della società civile ancora più forte di quella causata dalla liberazione, purtroppo inevitabile, del "macellaio" di Capaci", prosegue.
   

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