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Falcone: Contrada, denuncio calunnie contro di me in tv

Falcone: Contrada, denuncio calunnie contro di me in tv

"Pg ha fatto ricorso contro risarcimento ingiusta detenzione"

PALERMO, 21 maggio 2020, 21:23

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 "Sono stato ancora una volta calunniato. Ora basta, denuncio in sede penale e civile chi vuole infamarmi": lo dice l'ex dirigente generale della Polizia, Bruno contrada, condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, sentenza giudicata illegittima dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e dalla Cassazione, dopo la trasmissione 'Atlantide', ieri su La7, in cui il giornalista e saggista Saverio Lodato ha detto che nel 1989, dopo il fallito attentato all'Addaura a Giovanni Falcone, il magistrato gli avrebbe detto che il riferimento alle "menti raffinatissime" che erano dietro all'attentato riguardava Bruno Contrada. Dopo 31 anni il giornalista ha raccontato in tv che Falcone lo diffidò dallo scriverlo altrimenti avrebbe chiuso il rapporto con lui.
    "Diffama anche Falcone - dice Contrada - che avrebbe detto una cosa a un giornalista facendosi promettere che non l'avrebbe scritta. Perché lo dice 31 anni dopo? La procura generale ha fatto ricorso per Cassazione contro il risarcimento di 670mila euro deciso dalla corte di appello per la mia ingiusta detenzione. Vogliono massacrarmi fino alla morte". Quando venne scoperto l'esplosivo sugli scogli vicino alla villa al mare di Falcone col giudice italiano c'era anche il magistrato svizzero Carla del Ponte. Quest'ultima avrebbe ascoltato le parole dell'industriale bresciano Olivero Tognoli, accusato di riciclare soldi della mafia e arrestato in Svizzera nel 1988, che, interrogato, a Falcone avrebbe detto che a farlo fuggire dall'Italia era stato Contrada. Tognoli non mise mai a verbale quel nome e poi fece quello di un altro poliziotto. L'episodio è stato ricordato ieri su La7 da Alfredo Morvillo, il magistrato cognato di Falcone. "Il settimanale L'Espresso scrisse questa storia - dice Contrada - Querelai giornalista e direttore. Poi mi convinsi di ritirare la querela dopo che L'Espresso mi inviò una lettera di scuse ammettendo di aver sbagliato". 
   

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