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Coronavirus: a Palermo commercianti tra rabbia e chiusure

Coronavirus: a Palermo commercianti tra rabbia e chiusure

Negozi con luci accese e manichini, ma c'è anche chi si arrende

PALERMO, 29 aprile 2020, 15:59

Redazione ANSA

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Palermo - RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ieri la protesta con le luci dei negozi accese, oggi le vetrine con un manichino che indossa solo mascherina e una croce con il nastro bianco e rosso e la scritta "La colpa non è nostra". Anche a Palermo negozianti e ristoratori sono sul piede di guerra. Sono centinaia i commercianti che hanno già aderito all'iniziativa lanciata su Facebook. Ieri sera tanti locali, tra pub, bar e ristoranti, hanno riacceso le luci nelle strade della movida palermitana aderendo all'iniziativa #RisorgiamoItalia, il flash mob promosso dall'associazione Movimento Imprese Ospitalità. "Il nostro è un grido d'allarme, siamo in ginocchio e lo stato non ci sta aiutando", ripetono in tanti davanti ai microfoni del Tgr Sicilia. Come lo chef Natale Giunta, famoso per la sua partecipazioni a programmi televisivi, titolare di due attività nel centro della città. E ancora i gestori di locali molto noti come Balata, la Casa del Brodo, Perciasacchi. "Ci devono dire loro come poter riaprire - sottolinea Doriana Ribaudo, ex consigliere comunale e titolare dell'Osteria Ballarò - abbiamo dipendenti che non hanno preso un euro e che sono in crisi, così come noi. Siamo al collasso ma lo Stato non ci sta aiutando. Così rischiamo di chiudere per sempre". C'è chi ha già deciso di farlo, dopo avere fatto i conti tra spese fisse e mancate entrate. "Ho investito tutti i miei risparmi per aprire questo ristorante - dice la titolare di Perciasacchi Renata Ferruzza - L'insegna del ristorante l'abbiamo smontata e i dipendenti sono stati licenziati. Non so cosa ci riserva il futuro, ma al momento non possiamo fare altrimenti". Anche i commercianti hanno aderito all'iniziativa. Da oggi una vetrina di tutti i negozi che aderiscono alla protesta sarà fatta con il nastro bianco e rosso e un manichino con il cartello "Il Covid non è colpa nostra". "L'abbiamo chiamata la nostra protesta silenziosa che parte dalla Sicilia ma che vorremmo dilagasse in tutta Italia - dicono -. L'idea è quella di lasciare le vetrine così fino alla riapertura dei negozi, con l'obiettivo di ricordare a chi ci governo che fino ad ora gli aiuti per il nostro settore sono stati pari a zero".
   

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