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Coronavirus: chiusi i mercati storici, Palermo cambia volto

Coronavirus: chiusi i mercati storici, Palermo cambia volto

Da Ballarò alla Vucciria strade deserte e niente più bancarelle

PALERMO, 14 marzo 2020, 19:58

Redazione ANSA

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Chiusi i mercati storici, anche Palermo cambia volto - RIPRODUZIONE RISERVATA

Chiusi i mercati storici, anche Palermo cambia volto - RIPRODUZIONE RISERVATA
Chiusi i mercati storici, anche Palermo cambia volto - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Franco Nicastro) Le bancarelle rimaste sono pochissime, tutte coperte dai teloni. Le altre sono state in fretta e furia rimosse. Sul selciato delle stradine deserte, di solito affollate e rumorose, si sentono addirittura i passi dei rari clienti che non hanno mai perso l'abitudine, neppure in tempo di quarantena, di recarsi nei tre mercati storici di Palermo: Capo, Ballarò e Vucciria. Il virus li ha espugnati. E ora offrono un'immagine irreale senza i colori, gli odori, le luci e i sapori che ne hanno raccontato la storia. La Vucciria era ormai avanti sulla strada del declino. Da tempo non è più il mercato pieno di gente dove era difficile perfino camminare tra i banconi ricolmi di pesce fresco, agnelli squartati e frutta, come l'ha raffigurato Renato Guttuso nel dipinto più celebre della sua maturità. Alle voci concitate dei venditori e dei clienti qui si è sovrapposto il silenzio dei vicoli degradati e delle botteghe chiuse che di notte richiamano solo i giovani della movida.
    Alla Vucciria non è stato perciò necessario rimuovere bancarelle che ormai sono quasi scomparse. E neppure sono state ripulite le "balate" della pavimentazione che, secondo un vecchio adagio palermitano, "non si asciugano mai". Sono immagini di tempi lontani. Gli uomini della polizia municipale hanno invece puntato sul Capo e Ballarò per chiudere e ripulire con qualche accenno di protesta dei commercianti ("Nessuno ci aveva avvisati, ora la merce si deperirà") gli altri due mercati ancora affollati da clienti di tutte le etnie e da turisti armati di macchine fotografiche pronti a farsi catturare dalla confusione e dalle grida.
    Il volto di questi luoghi, che era anche quello della Palermo popolare, è in questi giorni cambiato. Il Capo non è più neppure meta del turismo culturale. Il suo patrimonio di chiese e di palazzi, immerso in un reticolo urbano miracolosamente sopravvissuto al degrado, sembra dimenticato proprio quando si pensava di recuperarlo e promuoverlo. La chiesa dell'Immacolata Concezione (1576) è aperta ma nessuno ne oltrepassa il portone.
    Non è diverso il panorama urbano di Ballarò, un quartiere multicuturale e popoloso che si è aperto all'accoglienza e all'integrazione di tanti migranti. Tra le stradine deserte e le bancarelle richiuse si muovono smarriti giovani di ogni colore che dalla vitalità del mercato popolare traevano la ragione della loro stessa esistenza. E invece anche questo luogo simbolo di Palermo è stato svuotato dalla paura del virus, prima ancora che dalle ordinanze e dell'arrivo dei vigili urbani.
   

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