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Pino Maniaci, il giornalista 'antimafia' che estorceva denaro, le intercettazioni ASCOLTA

Arrestati 10 esponenti clan Borgetto per mafia

Pino Maniaci, il giornalista anti-mafia, è stato coinvolto in una vicenda di estorsioni.

Nel 2014 denunciò che ignoti avevano ucciso e impiccato i suoi cani, ultima di una serie di intimidazioni subite. "Ora mi devono dare la scorta, ce la giochiamo con la mafia", diceva Maniaci, direttore della emittente tv di Partinico Telejato diventato famoso per le sue campagne contro i clan, non sapendo di essere intercettato e tentando di far passare come mafiosa una intimidazione legata a vicende private. A minacciarlo sarebbe stato infatti il marito dell'amante, circostanza che il giornalista sapeva bene.



Maniaci si ritrova ora indagato per estorsione nell'inchiesta dei carabinieri che ha portato all'arresto di dieci mafiosi della provincia di Palermo. Avrebbe preteso denaro e favori - come un contratto per la compagna - dai sindaci di Borgetto e Partinico in cambio di una linea soft della sua televisione sulle attività delle amministrazioni comunali e su relazioni e parentele scomode di alcuni primi cittadini. Poche centinaia di euro e i riferimenti spiacevoli sarebbero spariti dai servizi di una emittente conosciuta per le sue battaglie antimafia. Le accuse al giornalista che, avendo appreso giorni fa dell'indagine a suo carico si è detto vittima di una vendetta della magistratura per le denunce fatte sulla mala gestione della sezione misure di prevenzione del tribunale, sarebbero confermate dalle vittime. 

Intercettazioni e video sarebbero la prova ulteriore delle richieste estorsive del direttore di Telejato

La Procura di Palermo che ha coordinato l'inchiesta ha chiesto e ottenuto, per Maniaci, dal gip la misura del divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani.

La Compagnia di Carabinieri di Partinico ha eseguito a dieci misure cautelari, emesse dal gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della Dda, nei confronti di esponenti della "famiglia" mafiosa di Borgetto, accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni. Nell'ambito dell'inchiesta che ha portato ai dieci arresti è indagato per estorsione Giuseppe Maniaci, direttore dell'emittente televisiva "Telejato": avrebbe ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto. In cambio avrebbe evitato commenti critici sull'operato delle amministrazioni comunali. A Maniaci, noto per le sue campagne antimafia, è stato notificato il divieto di dimora nel comune di Partinico.

Quando Renzi  telefonò a Maniaci - LEGGI


Se non fanno ciò che dico li mando a casa  - Si definiva una "potenza", sosteneva di essere in grado di "mandare a casa" chi non faceva come voleva lui, e irrideva le solidarietà ricevute per presunte intimidazioni mafiose, anche quella del premier Renzi che gli aveva telefonato per manifestargli vicinanza: c'è tutto questo nelle intercettazioni effettuate dai carabinieri a carico di Pino Maniaci, direttore di TeleJato, diventato simbolo del giornalismo antimafia, ora indagato per estorsione.  Maniaci incappa nelle maglie della giustizia per caso: i militari dell'Arma indagavano sui clan di Partinico e sui rapporti tra mafia e politica locale.



Da una intercettazione ambientale, a carico di un sindaco, in diretta viene fuori la consegna di una somma di denaro al giornalista. Circostanza che insospettisce gli investigatori che decidono di metterlo sotto controllo. E così che scoprono che Maniaci in cambio di piccole somme - 200-300 euro - assicurava ai sindaci di non trasmettere quelli che definiva scoop che avrebbero potuto danneggiarli. Oltre al denaro avrebbe anche chiesto un contratto a termine per l'amante al comune di Partinico. E il sindaco di allora, Salvatore Lo Biundo avrebbe accondisceso "se non si fanno le cose che dico - diceva Maniaci non sapendo di essere intercettato - lo mando a casa".

Il paladino dell'antimafia accusato di estorsione IL VIDEO

Le minacce di Maniaci denunciate all'Antimafia  - "Nel corso degli anni abbiamo avuto qualcosa come 40 gomme tagliate, tre macchine bruciate, io ho subito un'aggressione fisica da parte del figlio del boss Vito Vitale, che ha cercato di strozzarmi con la mia stessa cravatta". Così Pino Maniaci descriveva la sua condizione di giornalista antimafia in un territorio dominato da Cosa nostra. La sua testimonianza è riportata nella relazione della Commissione antimafia sullo "stato dell'informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie". Maniaci venne sentito dalla Commissione il 16 settembre 2014. Parlando dell'aggressione da parte del figlio del boss, il direttore di Telejato raccontò che in quella occasione fu "fortunato visto che mio papà mi ha insegnato il doppio nodo (della cravatta - ndr) che non strozza più di tanto". E aggiunse: "Mi sono salvato, ma allo stato attuale porto un busto perché sono stato fracassato dai pugni e tuttora ne porto i segni".

Le intercettazioni che accusano Pino Maniaci IL VIDEO



Alla Commissione Maniaci riferì di avere collezionato circa 300 querele, quasi tutte poi archiviate, e spiegò: "Le minacce sono state di diverso tipo, anche con lettere intimidatorie, tutte denunciate, oltre che freni tagliati, colpi di pistola nei vetri... Hanno cercato di intimidirmi bruciando anche la macchina di mio figlio. Tutte cose denunciate, tanto che dal 2008 ad oggi io sono sotto tutela dei carabinieri, e la guardia di finanza e la polizia hanno il compito di tutelare sede della televisione e casa".

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