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Robot fugge dal laboratorio, ritrovato in strada

Aveva le batterie scariche, stava imparando a orientarsi

17 giugno, 21:14
L'ingorgo causato dal robot 'fuggitivo' (fonte: Prorobot) L'ingorgo causato dal robot 'fuggitivo' (fonte: Prorobot)

Stava imparando a orientarsi in modo autonomo, test dopo test, mentre i ricercatori registravano ogni sua risposta, e quando la porta è rimasta aperta, non vedendo ostacoli, è uscito fino a raggiungere la strada. E' la prima fuga 'spontanea' di un robot dal laboratorio in cui è stato costruito. E' accaduto in Russia, a Perm, e il robot è stato ritrovato per strada, dove era rimasto immobile perchè le sue batterie erano ormai scariche e aveva paralizzato il traffico, circondato da curiosi e polizia.

Che si tratti di una trovata pubblicitaria o no, è un episodio che riflettere doppiamente. Da un lato perchè la fuga potrebbe essere stata la conseguenza di un errore di progettazione del test, dall'altro perchè indica quanto ci sia ancora da fare prima di avere robot capaci di muoversi nell'ambiente in modo autonomo.



Bianco, con due braccia un display sul torace e uno al posto del viso, il robot si chiama Promobot come l'azienda che lo ha costruito. Quando l'ingegnere del laboratorio dove erano in corso i test ha dimenticato una porta di servizio aperta, il robot ha continuato a spostarsi sulle sue ruote, mettendo in pratica tutto quello che fino a quel momento aveva imparato.

La capacità di orientarsi nello spazio fa parte del suo speciale addestramento di capostipite della nuova generazione di Promobot, indicata con la sigla V3 e che l'azienda prevede di presentare al pubblico in settembre. Per Promobot è stato 'naturale' continuare a spostarsi in ambienti sempre nuovi, soprattutto non incontrando alcun ostacolo. Il personale dell'azienda ha impiegato 40 minuti per ritrovarlo, quando ormai nella strada si è formato un ingorgo.

Nel caso di una trovata pubblicitaria, di certo non sarebbe tra le più riuscite: la fuga non sarebbe avvenuta "se il robot fosse stato programmato in modo corretto", rileva Filippo Cavallo, esperto di robotica sociale dell'Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. "Chi ha programmato l'esperimento - aggiunge - avrebbe dovuto dare al robot un'area di operazioni definita, con un limite massimo all'interno del quale muoversi e da non superare. Il robot avrebbe anche dovuto tener conto dell'autonomia delle sue batterie e non allontanarsi dal punto di recupero". Un episodio come la fuga, insomma, lascia pensare che il robot possa avere "un baco di non robustezza e affidabilità". Ma soprattutto, ha concluso l'esperto, la 'fuga' del robot è "uno spunto importante per chi sta lavorando sulle capacità cognitive dei robot di orientarsi nell'ambiente e uno stimolo a costruire macchine in grado di collaborare con l'uomo".

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