Percorso:ANSA > Scienza&Tecnica > Tecnologie > Sacrifici umani per creare classi sociali
Sacrifici umani per creare classi sociali
Lo sostiene studio dell'Università di Auckland
06 aprile, 10:49 (ANSA) - SYDNEY, 6 APR - Antichi e complessi riti di
sacrifici umani sono alla base delle moderne strutture di classi
sociali. Lo indica uno studio dell'Università di Auckland, in
Nuova Zelanda, che ha ricostruito l'evoluzione dei sacrifici
umani parallelamente allo sviluppo di società basate su classi,
in 93 culture ancestrali. Fino a 12 mila anni fa, gli esseri
umani vivevano principalmente in gruppi egalitari di
cacciatori-raccoglitori, scrive lo studioso di evoluzione
culturale Joseph Watts sulla rivista Nature. I sacrifici umani -
l'uccisione rituale e deliberata di un individuo per placare un
potere soprannaturale, hanno poi contribuito a formare e a
mantenere i sistemi di classi sociali.
In primo luogo l'uccisione veniva usata per punire violazioni di tabù, per demoralizzare le sottoclassi, per marcare confini di classe e per infondere paura verso le élite. Inoltre minimizzava "il rischio potenziale di ritorsioni, eliminando la vittima" e permetteva agli istigatori di trasferire la responsabilità agli dei soprannaturali, nel cui nome il sacrificio veniva eseguito.
I ricercatori hanno analizzato culture in un'estensione di oltre metà della longitudine del globo e di un terzo della latitudine, dal Madagascar a ovest all'Isola di Pasqua a est, fino alla Nuova Zelanda a sud.
Sono state trovate evidenze di sacrifici umani in 40 delle 93 culture esaminate (43%). Erano praticati in cinque delle 20 società egalitarie (25%), in 17 di quelle moderatamente stratificate (37%) e in 18 di quelle altamente stratificate (67%). Le occasioni comuni per i sacrifici umani includevano la violazione di un'usanza o un tabù, il funerale di un capo e la consacrazione di una nuova casa o imbarcazione. Le vittime erano tipicamente di basso status sociale, come schiavi o prigionieri nemici, e gli istigatori erano di alto status sociale, come preti o capi.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
In primo luogo l'uccisione veniva usata per punire violazioni di tabù, per demoralizzare le sottoclassi, per marcare confini di classe e per infondere paura verso le élite. Inoltre minimizzava "il rischio potenziale di ritorsioni, eliminando la vittima" e permetteva agli istigatori di trasferire la responsabilità agli dei soprannaturali, nel cui nome il sacrificio veniva eseguito.
I ricercatori hanno analizzato culture in un'estensione di oltre metà della longitudine del globo e di un terzo della latitudine, dal Madagascar a ovest all'Isola di Pasqua a est, fino alla Nuova Zelanda a sud.
Sono state trovate evidenze di sacrifici umani in 40 delle 93 culture esaminate (43%). Erano praticati in cinque delle 20 società egalitarie (25%), in 17 di quelle moderatamente stratificate (37%) e in 18 di quelle altamente stratificate (67%). Le occasioni comuni per i sacrifici umani includevano la violazione di un'usanza o un tabù, il funerale di un capo e la consacrazione di una nuova casa o imbarcazione. Le vittime erano tipicamente di basso status sociale, come schiavi o prigionieri nemici, e gli istigatori erano di alto status sociale, come preti o capi.