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Un archivio di vitigni autoctoni per test di longevità

I progetti di Quartomoro per valorizzare biodiversità e durata

(di Maria Grazia Marilotti) (ANSA) - ORISTANO, 23 MAR - "Il vino sardo può essere longevo, mantenersi stabile in bottiglia per tanti anni, preservando proprietà e sapori". Piero Cella, enologo, titolare della Cantina Quartomoro di Is Bangius, borgata di Marrubiu ai piedi del Monte Arci, sfata un luogo comune infondato, "che - sottolinea - ha un impatto limitante sul mercato dei vini sardi.
    Ovvero che si debbano bere mediamente entro due anni, i bianchi, entro 5 i rossi". Da qui fa il suo esordio l'Archivio Storico Autoctono, una preziosa e unica collezione di campioni di bottiglie di tutte le annate, una quota della produzione di ogni etichetta dal 2010, catalogata e lasciata riposare per anni.
    Un laboratorio per testare la capacità dei vini di mantenere negli anni freschezza, qualità, sentori e le emozioni evocate.
    Stappati anche dopo 12 anni, i vini hanno dimostrato di reggere benissimo il trascorrere del tempo. Il test, superato a pieni voti, è stata la degustazione verticale - 2016, 2014 e 2012- di VRM, Vermentino e BVL, Bovale, guidata in cantina da Piero Cella assieme alla moglie Luciana Baso e ai figli Alberto e Violante.
    Il tutto accompagnato dal menu di Marcella Frau di Era Ora di Arborea e dai prodotti di Murgia Formaggi e Salumificio Monte Arci.
    "Il vermentino dopo 10 anni mostra ancora freschezza e sensazioni olfattive agrumate ancora vive. Il Bovale da vigne di sabbia, regala tessiture caratteristiche di vitigni da lungo invecchiamento", spiega all'ANSA l'enologo. Risultati ottenuti da uve di ottima qualità e soprattutto da una particolare cura e lavorazione in cantina. Il progetto nasce 12 anni fa dalla consapevolezza di Piero Cella, qualificato professionista con un ruolo chiave nella nascita di eccellenti etichette come Terre Brune, Karmis e Tuvaoes. La vigna e la cantina di Marrubiu diventano così laboratorio di idee, "conoscenza dei nostri vitigni, condivisione e confronto di saperi tra donne e uomini competenti", chiarisce il proprietario di Quartomoro. Con l'obiettivo, aggiunge la moglie Luciana, "di diffondere una nuva cultura, un'inversione di tendenza di cui può beneficiare la viticoltura sarda e offrire un'opportunità all'immagine dei vini sardi".
    L'innovazione di Quartomoro parte alcuni anni fa dalla vigna con il progetto "Memorie di vite". La cantina ha investito in una selezione di vitigni autoctoni selezionati con cura, da valorizzare poi in purezza. L'iniziativa segue la strada aperta da Akinas, progetto portato avanti da Gianni Lovicu, ricercatore di Agris, una delle pietre miliari della ricerca enologica in Sardegna, pensato per strappare dall'oblio l'antica biodiversità. "Ogni filare ha tre vitigni sui quali sono state fatte analisi e studi ed è emerso il loro grande potenziale", racconta Alberto Cella. Viti di una memoria lontana da cui presto arriveranno le prossime sorprese enologiche sarde per gli estimatori del vino. "Resta la curiosità di scoprire - commenta Gianni Lovicu - come da quelle 'memorie', che si chiamano Semidano, Muristellu, Arvisionadu e tanti altri, la Sardegna possa ancora stupire con nuovi gusti e profumi". (ANSA).
   

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