(ANSA) - CAGLIARI, 27 APR - Anche il turismo che viaggia in
barca è in difficoltà. Il nuovo appello arriva dal settore del
charter nautico (noleggio con o senza skipper) delle barche a
vela, un modo alternativo di fare vacanza in Sardegna. Tutto
fermo a Pasqua, ma anche l'estate alle porte, con l'emergenza
coronavirus, sarà molto difficile. Il segmento coinvolge 30
società, da Cannigione a Cagliari, 300 imbarcazioni, 2500 posti
letto (equivalente a 1200 camere circa), 125 dipendenti diretti
più altrettanti indiretti. Con un giro di affari di circa 27
milioni. L'unica vera certezza - spiegano gli operatori - è
che il crollo delle prenotazioni si aggira sul 50% a cui si va a
sommare un ulteriore 30% dovuto ai vari contratti già spostati
sul 2021. "Questo significa che il nostro settore avrà l'80% di
crollo e possibili perdite di posti di lavoro a tempo
indeterminato - spiegano- Quest'anno abbiamo già disdette sino a
metà luglio, e i nostri clienti al 90 % sono esteri e con molta
probabilità non potranno affrontare il viaggio perché al momento
non è dato sapere quali saranno le restrizioni sui viaggi e gli
spostamenti delle persone". Appello alla Regione. Con una
piattaforma di richieste. Dal riconoscimento del charter nautico
come attività "ricettivo -turistica". "Le società di charter -
spiegano gli addetti ai lavori - hanno il problema dell'IVA che
dall'11 % passerà al 22%; è fondamentale che la Regione le
integri nel settore turismo di cui ovviamente sono parte
integrante con il quale sono escluse". Non solo. Tra le
richieste c'è anche quella di poter tamponare i danni delle
cancellazioni con dei contributi. "Come - osservano - avverrà
per il settore turistico". Altra considerazione. "I porti
concessionari- continuano gli operatori- richiederanno e forse
otterranno la sospensione degli oneri demaniali. Contrariamente
a tutto cio' le società di charter sono attualmente condannate
a pagare in pieno i posti barca". Altro punto che preoccupa è
quello legato al numero massimo di persone che possono salire a
bordo con le prescrizioni sul distanziamento. "Se il numero
degli utenti imbarcabili dovesse essere malauguratamente
ridotto, il comparto bare-boat sarebbe pressoché spacciato. La
maggior parte dei nostri equipaggi è formato da nuclei familiari
o gruppi già formati che non possono essere dimezzati. I
protocolli sanitari devono essere attuati nei confronti degli
utenti prima di salire sulle imbarcazioni e non riducendo il
numero delle persone imbarcabili in uno spazio comunque
ristretto come quello di una barca a vela" (ANSA).