Gli ambientalisti contro il
disegno di legge di sospensione per 18 mesi degli impianti da
energie rinnovabili sul territorio sardo, due le ragioni: "Se
approvato così come è stato scritto, sarà sicuramente impugnato
dal governo e inoltre il problema è nazionale e serve, semmai,
una moratoria a livello italiano".
Lo sostiene, a nome del Gruppo di intervento giuridico, Stefano
Deliperi, atteso in audizione nelle commissioni Urbanistica e
Industria del Consiglio regionale, insieme ai referenti delle
altre associazioni ecologiste. "Se approvato così andrà incontro
a un'impugnativa davanti alla Corte Costituzionale e sicuramente
l'esito è abbastanza scontato - prevede Deliperi - perché c'è
una giurisprudenza univoca nel corso degli ultimi anni, per cui
le moratorie temporanee o prolungate da parte delle regioni, non
sono consentite".
Per gli ambientalisti del Grig, inoltre, serve una
"pianificazione seria a livello nazionale: sia lo Stato a
assegnare tramite bandi le aree dove andare a effettuare
effettivamente la produzione di energia da fonte rinnovabile",
precisa sottolineando che ora una moratoria nazionale sarebbe
molto più veloce "di un'approvazione del completamento del piano
paesaggistico per cui ci vorrebbero anni, non mesi, ed
eviterebbe il contenzioso davanti alla Corte Costituzionale".
Per gli ambientalisti "non ha senso produrre folli
quantitativi di energia se non per venire incontro agli
interessi della speculazione energetica - spiega Deliperi -.
Perché sarà energia che non potremmo consumare, non potremmo
conservare, e non potremmo portare dalla Sardegna alla penisola,
perché i quantitativi sono enormi".
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