Si è candidata principalmente per
portare all'attenzione dei sardi il tema della legge elettorale
regionale, che "cancella le minoranze, accartoccia il voto dei
sardi e tira fuori un Consiglio regionale che non c'entra nulla
con quello che i sardi hanno scelto". Lucia Chessa, la candidata
outsider alle regionali Sardegna del 25 febbraio con la lista
Sardigna R-esiste è stata l'ultima ospite delle tribune che la
Tgr Sardegna ha dedicato alla corsa alla presidenza della
Regione.
"Nel 2013 la legge statutaria elettorale fu votata da
centrosinistra e centrodestra in combutta, così sono nate le due
coalizioni che si sono blindate in Aula", ha risposto Chessa
alle domande sul programma da parte dei giornalisti Andrea Piana
(Agenzia Dire), Roberta Secci (Agi) e Andrea Massidda (La Nuova
Sardegna) guidati in studio da Lorenzo Manunza. Ma "laddove si
vogliono le minoranze morte - ha aggiunto la candidata che è
anche segretaria del partito dei Rossomori -, invece le
minoranze esistono anche se spesso attraverso gli artifizi di
questa legge sono le finte maggioranze a governare la Sardegna".
Per questo la candidatura, "per dare la possibilità di una
scelta alternativa. Sotto il cielo sardo siamo l'unica cosa
nuova, non collusa col disastro generato dalle ultime giunte".
Chessa cambierebbe con il metodo proporzionale e si spinge fino
a dichiarare di essere favorevole al "superamento del sistema
presidenziale per l'elezione del governatore".
Al secondo punto del programma, dopo la modifica della legge
elettorale c'è la questione della legalità e dell'onestà di chi
governa: "Un'economia dove non si rispettano le regole non
cresce, una società dove non viene riconosciuto il merito, mina
alle basi le fondamenta del vivere civile. Per questo
colpevolmente questo tema è fuori dall'agenda politica di
tutti".
Si sente outsider a tutti gli effetti e rimprovera una minore
attenzione rispetto agli altri tre candidati, "in alcuni casi
non mi hanno invitato ai confronti, anche se poi si sono
scusati, ma lo si vede anche dai titoli di giornali - evidenzia
la docente - ma alle linee di partenza dovremmo essere tutti
sullo stesso piano". Difficoltà per lei per la campagna
elettorale: "Spesso sono stata assente perché sono una candidata
a mezzo servizio, lavoro a scuola a Siniscola e posso contare su
3 giorni di permesso retribuito e 6 di ferie a discrezione,
quindi spesso non posso assentarmi". E infine la sanità,
emergenza da portare sui tavoli romani: "La sanità ha avuto
problemi quando ha cominciato a essere considerata un'azienda,
con le due riforme precedenti, con parametri decisi altrove che
hanno impattato in maniera devastante, come nella scuola. Ma la
Sardegna non deve essere misurata con il metro della Padania".
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