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Covid: contagi a lavoro, Sassari la più colpita in Sardegna

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Covid: contagi a lavoro, Sassari la più colpita in Sardegna

Rödl su rapporto Inail,nell'Isola poco più di 2mila casi

SASSARI, 29 gennaio 2021, 18:55

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La provincia di Sassari è la più colpita in Sardegna dai contagi da coronavirus sul luogo di lavoro. Lo dice un rapporto presentato dall'Inail e riguardante l'intero territorio nazionale. Secondo i dati dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, i contagi a lavoro in Italia sono oltre 131mila. La Sardegna, con poco più di 2mila casi, rappresenta l'1,5% del totale nazionale.
    Nell'isola si contagiano a lavoro più le donne degli uomini: 66,6%, pari a 1336 casi, contro 33,3%, pari a 671 casi. Sassari è la provincia più colpita con 880 casi e un'incidenza del 43,8% sul totale regionale, con 576 donne e 304 uomini. Seguono Cagliari con 542 casi (27%), Nuoro con 262 (13,1%), Sud Sardegna con 178 (8,9%) e Oristano con 145 (7,2%).
    A rendere noto il report e a spiegare il trend sono gli esperti di Rödl&Partner, uno dei maggiori studi professionali internazionali nel campo della consulenza legale, fiscale, contabile e del lavoro, secondo cui "nella gestione del lavoratore in materia di Covid c'è un aspetto di criticità nel rapporto tra azienda e Ats". Secondo l'avvocata Irene Pudda, esperta in privacy & labour compliance, "l'impasse è dovuta al fatto che il datore di lavoro non è autorizzato a comunicare ai colleghi il nominativo di un dipendente risultato positivo".
    In pratica "l'azienda è tenuta a fornire all'Ats le informazioni necessarie perché quest'ultima possa assolvere ai compiti previsti dalla normativa emergenziale e ha facoltà di domandare ai possibili contatti stretti di lasciare cautelativamente i locali aziendali - prosegue - ma è l'Ats che ha la potestà di contattare i lavoratori per poi applicare le opportune misure di quarantena". Ne deriva che "il rischio è che le aziende lascino operativi interi reparti o uffici con il pericolo di diffusione del virus, non solo tra i dipendenti che sono stati a contatto diretto con il soggetto contagiato, ma anche tra i loro famigliari e i conoscenti", aggiunge l'esperta, secondo la quale tuttavia, "non si può fare diversamente per tutelare la privacy del lavoratore positivo".
   

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