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Esposto di Cubeddu, pressioni su supertestimone

Il giovane condannato all'ergastolo accusa investigatori dell'Arma

Alberto Cubeddu, il 25enne di Ozieri condannato anche in appello all'ergastolo per gli omicidii di Gianluca Monni e Stefano Masala, non si dà pace. Assistito dagli avvocati Patrizio Rovelli e Mattia Doneddu, il giovane ha presentato al procuratore di Sassari e al procuratore generale della Corte d'appello di Cagliari una querela, chiedendo di indagare alcuni componenti del nucleo investigativo del comando provinciale di Nuoro, coinvolti nell'attività d'indagine che ha portato alla sua incriminazione e alla successiva condanna.

Cubeddu non spara nel mucchio, non attacca la giustizia né l'Arma, ma nelle quindici cartelle della sua circostanziata querela fa nomi e cognomi e si riferisce a fatti, intercettazioni telefoniche e altri elementi rintracciabili nelle carte del processo. Il giovane parla in particolare alle "condotte finalizzate a indurre Alessandro Taras a modificare le sue prime dichiarazioni, ossia le pressioni e le intimidazioni poste in essere dai carabinieri", che cita, puntado il dito contro di loro perché "Taras è stato spinto ad accusarmi della distruzione dell'auto utilizzata a Orune l'8 maggio 2015 in occasione dell'omicidio di Gianluca Monni". Secondo Cubeddu, "dalle intercettazioni risulta chiaramente che dal 2 marzo 2016 ha avuto inizio un vero e proprio assedio ad Alessandro Taras da parte della famiglia dello scomparso Stefano Masala". Di più: "È evidente che Taras sia stato gravemente minacciato e posto nelle condizioni di temere per la propria incolumità dalla famiglia Masala".
   

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