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Bimba contesa, comunità in rivolta

Bimba contesa, comunità in rivolta

La battaglia di una donna sarda condivisa da un intero paese

ORISTANO, 22 maggio 2018, 19:53

Redazione ANSA

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Bimba contesa: comunit?? in rivolta in un paese sardo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Bimba contesa: comunit?? in rivolta in un paese sardo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Bimba contesa: comunit?? in rivolta in un paese sardo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una separazione conflittuale. E una bambina di due anni e mezzo contesa dai genitori. La piccola sta con la madre, in Sardegna. Ma il papà ha ottenuto, con un provvedimento del giudice, che sia affidata a lui. Il problema? Vive a Viterbo. E per la mamma sarebbe impossibile, anche rispettando l'ordinanza del tribunale, poterla vedere nei giorni consentiti dal provvedimento. Per questo, quando i servizi sociali questa mattina alle 10 hanno bussato alla sua porta la mamma, 38 anni, laureata in giurisprudenza, ha detto no.

E si è rifiutata di consegnare la bambina. E lo stesso ha fatto poco dopo quando si sono presentati i carabinieri. Ha ribadito il suo no. Tanti i compaesani di un piccolissimo centro in provincia di Oristano che hanno voluto essere lì, davanti alla casa, a sostenerla nella sua battaglia. "Ma ho visto anche volti sconosciuti, forse di altri paesi", dice la donna all'ANSA. Da un balcone è spuntato uno striscione con la scritta: è un'ingiustizia. "Duplice - spiega la mamma - da un lato si nega nei fatti la possibilità a una madre di vedere la sua bambina: come si fa a 600 chilometri di distanza, con il mare di mezzo, senza una casa e la possibilità di stare a Viterbo? Dall'altra si nega a un minore la possibilità di stare con la sua mamma".

La donna parla di difesa della "doppia genitorialitá". Per questo il rifiuto di questa mattina. Consapevole - perché lei conosce bene le leggi - che la storia non finirà qui. L'ex parlamentare e leader di Unidos Mauro Pili si prepara alla battaglia. Ha parlato a lungo con la mamma in trincea. E ha già inviato una lettera urgente a Roma: "Il ministro della giustizia - si legge - di concerto con la presidenza del Consiglio dei ministri del Dipartimento per la famiglia intervengano immediatamente per evitare che questa vicenda assuma connotati ancora più drammatici di quelli registrati stamattina. In situazioni come questa occorre buon senso e responsabilità, bisogna fermarsi prima che sia troppo tardi".
   

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