Nonnino, nonnetta, cariatide,
mummia. "Non sono che alcuni esempi di 'parole trappola' usate
per racchiudere l'anziano ed emarginarlo", spiega Roberto Pili,
presidente della Comunità Mondiale della Longevità.
Un lessico discriminatorio verso individui in ragione della
loro età. "Vista quasi come un insulto, una colpa, una stortura
da correggere rincorrendo il mito del 'giovanilismo' a tutti i
costi - spiega l'esperto - il linguaggio penalizzante è figlio
di questa cultura ingiusta, l'Ageismo, forma di pregiudizio e
svalorizzazione".
Passa anche e soprattutto il superamento di questo concetto
per Pili, la promozione dell'invecchiamento attivo, filo
conduttore di una conferenza che si è svolta a Cagliari allo
Ierfop. L'incontro ha messo a confronto esperti della Comunità
Mondiale della Longevità e della Repubblica di Bielorussia, con
la collaborazione del Consolato Onorario in Sardegna della
Repubblica di Bielorussia. "Il nostro impegno è combattere la
tendenza a considerare la persona che ha raggiunto un traguardo
anagrafico, quasi senza valore. Il linguaggio - avverte
l'esperto - può sollevare barriere mentali, gli stereotipi
alimentano il razzismo. Termini, o espressioni quali 'Tanto era
vecchio', 'non dimostri gli anni che hai', 'devi fare qualcosa
per tenerti giovane', 'hai un aspetto giovanile' - sono cliché
che presuppongono una concezione a dir poco triste della
vecchiaia".
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