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Igea: appalti truccati e voto di scambio nel Sulcis

Nell'inchiesta due gli arresti e 63 indagati fra cui leader Udc

di Manuel Scordo

(ANSA) - IGLESIAS, 17 DIC - Quando i carabinieri, quasi due anni fa, hanno iniziato a indagare sull'Igea, la società in house della Regione Sardegna, che ha il compito di gestire la messa in sicurezza e la bonifica delle aree minerarie, aveva un passivo di circa otto milioni di euro e nel corso degli anni la Regione ha investito nella società fiumi di denaro, una parte del quale è stato "rosicchiato", secondo gli inquirenti, con furti, regalie in cambio di voti per le elezioni, uso e abuso di mezzi aziendali, da dipendenti e dall'ex presidente.
    E' lo scenario emerso nell'inchiesta "Geo&Geo" che ha portato all'arresto dell'ex presidente della società, Giovanni Battista Zurru, di 76 anni, finito ai domiciliari, e dell'ex sindacalista Marco Tuveri, di 62, in carcere a Uta. Provvedimento di obbligo di dimora invece per la segretaria Daniela Tidu, di 40. Indagate 63 persone, fra le quali spicca il nome del consigliere regionale e leader dell'Udc Sardegna Giorgio Oppi, ma anche quello di alcune donne - tra queste la stessa Tidu - che per 11 giorni hanno trascorso la notte nella miniera di Villamaria per ottenere lo sblocco degli stipendi arretrati e il rilancio dell'Igea. Le ipotesi di reato sono peculato, turbata libertà degli incanti, truffa e voto di scambio.
    I carabinieri della Compagnia di Iglesias, coordinata dal cap. Nicola Pilia, e del Comando provinciale di Cagliari, comandato dal col. Salvatore Cagnazzo, hanno portato alla luce quello che è stato definito il "Sistema Igea" in cui avvenivano furti di carburante, attrezzature e materiali della società, ma anche in cui venivano truccati gli appalti e si davano in cambio contratti a termine o lavori di "somma urgenza", in cambio di pacchetti di voti. Secondo gli investigatori si trattava di un sistema circolare chiuso, una specie di "Iglesias capitale", che permetteva: il controllo economico e politico del territorio attraverso la gestione illecita dell'azienda; la gestione illegale di beni e risorse pubbliche; gli appalti truccati con dismissione illegale di beni dell'azienda; il controllo delle assunzioni a tempo determinato o concessioni di beni al fine di ottenere voti alle elezioni o favori personali.
    I riflettori degli inquirenti - il pm Marco Cocco e il procuratore della Repubblica Mauro Mura hanno coordinato l'attività investigativa - si sono concentrati sul periodo (da maggio 2009) in cui Zurru, politico sardo, è diventato presidente della società e si è subito avvalso dell'aiuto di Tuveri, operaio dell'Igea, e poi sindacalista diventato suo braccio destro e autista, legato da una relazione con Daniela Tidu dipendente del Parco Geo Minerario e segretaria della Igea.
    Grazie alla sua posizione come sindacalista e come collaboratore del presidente, ma secondo gli investigatori anche con l'aiuto di altri dirigenti della società e sindacalisti, Tuveri insieme con Murru avrebbe utilizzato i mezzi della società con i quali avrebbero raggiunto ristoranti, centri commerciali o addirittura per recarsi a cercar funghi. Ma non solo. Avrebbero utilizzato un locale della miniera di Masua nel quale veniva stoccato materiale e il gasolio rubato dai mezzi aziendali, alcuni di valore storico, poi diventati regalie per il voto di scambio.

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