Solo 30% donne assume sufficiente acido folico in gravidanza
Neonatologi a industria alimentare, aggiungerlo a cibi comuni
21 ottobre, 13:59ROMA - L'assunzione costante di acido folico permetterebbe di prevenire il 50-70% dei casi di spina bifida, ma solo il 30% delle donne in attesa lo assume a sufficienza. E' l'allarme che arriva dai neonatologi, che chiedono alle aziende alimentari di aggiungere ad alcuni prodotti la preziosa vitamina del gruppo B, "in attesa di un provvedimento che lo preveda per legge". Questa la presa di posizione emersa in occasione del 22/esimo Congresso della Società Italiana di Neonatologia (Sin).
L'assunzione di acido folico è fondamentale nella prevenzione delle malformazioni neonatali a carico del tubo neurale, come la spina bifida, di cui in Europa, nascono circa 5.000 feti affetti ogni anno. Il fabbisogno giornaliero di questa sostanza (presente in agrumi, banane, latte, frutta secca, legumi, cavoli, spinaci) in una donna si aggira tra 50 e 200 mcg al giorno, ma aumenta in gravidanza a 400-800 mcg. Vista la sua importanza, nel 1998 negli USA, si è imposta per legge alle industrie alimentari una fortificazione con acido folico di alcuni alimenti molto diffusi, in particolare quelli a base di cereali: 16 anni dopo, secondo un report dei Centers for Disease Control and Prevention, i tassi di difetti del tubo neurale si sono ridotti del 35%. Al contrario, in Europa, uno studio che ha raccolto i dati di oltre 12 milioni di nati, ha evidenziato una prevalenza invariata tra il 1991 e il 2011. "Ciò - commenta Mauro Stronati, presidente Sin - mostra che la sola raccomandazione della profilassi farmacologica volontaria nel periodo periconcezionale non è sufficiente". Per evitare rischi, infatti, l'adeguato apporto di acido folico dovrebbe essere garantito almeno un mese prima del concepimento. Ma "meno della metà delle donne pianifica la gravidanza e una quota ancora minore è informata in merito. Per questo - conclude la Sin - l'acido folico andrebbe assunto quotidianamente, da tutte le donne in età fertile, attraverso la fortificazione di alcuni alimenti di grande consumo".