Comincia in salita la spedizione
dell'atletica azzurra a Parigi. Le aspettative, dopo i cinque
ori di Tokyo, sono alte, il presidente Stefano Mei parla di 6-8
medaglie, ma intanto le prime due conferme dal Giappone nella
marcia 20km non arrivano. Una mattinata, quella di oggi che ha
tutti i crismi del flop perché se Massimo Stano chiude quarto,
Antonella Palmisano è costretta a ritirarsi al tredicesimo
chilometro. Sicuramente maggiori le attenuanti dell'azzurro che,
nemmeno due mesi fa, si ritrovava costretto a combattere con una
distorsione del piede sinistro con tanto di rottura al quinto
metatarso.
Antonella, invece, non se lo spiega cosa sia successo. La
delusione, però, è enorme e le lacrime scavano il suo viso.
All'inizio aveva anche provato a trattenerle, ma vedere le
immagini della premiazione è troppo anche per lei (oro per la
cinese Jiayu, argento alla spagnola Perez e bronzo per
l'australiana Montag). "Fa male, non immaginavo questo scenario.
É stato un anno facile, ora devo metabolizzare queste ore per
capire cosa fare per la staffetta mista", le prime parole della
marciatrice pugliese. "Mi sentivo perfetta, non so cosa sia
successo, non riuscivo nei cambi di ritmo che in allenamento
facevo passeggiando - ha aggiunto -. Ma questo è lo sport ora va
solo accettato. Non siamo robot, si vede che non era la mia
giornata".
Caldo e umidità, nella suggestiva location del Trocaderò, si
fanno sentire, ma è all'alba dell'ora di gara che la Palmisano
alza bandiera bianca. Piegata in due sulle transenne è costretta
al ritiro nell'anno in cui i problemi fisici l'avevano lasciata
in pace. Un passo falso che le ha fatto pensare alle parole
della schermitrice e portabandiera azzurra, Arianna Errigo: "Mi
ritrovo nelle sue parole, non può essere oggi a identificare
l'atleta che sono". Rimane il dubbio sulla sua presenza nella
staffetta mista. "Ma domani faremo il punto con Stano"; ha
chiosato prima di lasciare la venue di gara.
Anche Massimo, come Antonella, non è riuscito a confermare
l'oro di Tokyo, ma in questo caso l'azzurro, come detto, qualche
alibi in più ce l'ha. "Se fossi stato al top avrei vinto", ha
detto dopo aver strappato un quarto posto "amaro" ma allo stesso
tempo "felice" perché "essere qui a Parigi era già una
vittoria". "Ci arrivo con 55 giorni di preparazione e non mi
aspettavo qualcosa del genere - ha spiegato -. Ma la testa
credeva al podio". Un podio che alla fine è risultato distante
appena 4 secondi e sfumato solo negli ultimi due km. "Devo
capire cosa non va perché durante la gara mi hanno ceduto
entrambe le caviglie". Ma la fiducia non manca guardando più in
là: "Perché se ho fatto questo in 55 giorni allora vuol dire che
a Los Angeles ci sarò". Nel frattempo Parigi, in attesa di
sciogliere le riserve sulla staffetta mista, per la quale alla
fine potrebbero essere scelti Trapletti e Fortunato, ovvero
coloro che a suo tempo conquistarono la qualificazione, finisce
qui e forse un primo "Mei-Day" dell'atletica azzurra alla
proiezione fatta dal presidente è già partito.
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