Dopo avere ucciso suo fratello e
sua cognata a colpi di fucile la sera del 28 febbraio, l'84enne
Cosimò Calò ha dormito poche ore e poi, alle 4.22 dell'1 marzo,
è andato a casa dell'altro suo fratello, il 76enne Carmelo,
ritenendolo "causa di tutti i suoi mali", intenzionato ad
uccidere anche lui. Non riuscendo però a rintracciarlo, è
rientrato a casa dopo circa un'ora. A confessarlo ai carabinieri
è stato lo stesso Cosimo Calò che ieri è stato fermato con
l'accusa di duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e
dal legame di parentela con una delle vittime.
Calò ha confessato di avere ucciso suo fratello e sua
cognata, il 69enne Antonio e la 64enne Caterina Martucci, i cui
corpi sono stati trovati mercoledì 1 marzo nel casolare in cui
vivevano, nelle campagne di Serranova, borgata del Brindisino.
L'84enne ha spiegato che il movente del duplice omicidio è una
eredità contesa, lasciata da un quarto fratello morto due anni
fa, dalla quale sarebbe stato escluso. Nel decreto di fermo si
evidenzia la "pericolosità" e la "determinazione criminale" di
Calò che aveva "acquistato il fucile per un preciso scopo". E
viene ricostruita anche la dinamica del duplice omicidio, dal
momento in cui spara una fucilata al mento a suo fratello che
gli apre la porta, fino a quando raggiunge sua cognata in camera
da letto e le spara due colpi di fucile alla testa.
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