Da oggi anche la città di Bari è tra
le oltre 400 'fast-track cities', a livello mondiale, che hanno
sottoscritto la Convenzione di Parigi del 2014 impegnandosi a
porre fine all'Aids e ad altre malattie, come malaria e
tubercolosi, entro il 2030.
La sottoscrizione del presidente del consiglio comunale di Bari,
Michelangelo Cavone, è avvenuta durante la presentazione di
'Open Test Bari 2022', il progetto concepito per favorire la
sensibilizzazione dell'opinione pubblica e la cultura della
prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
"Sempre più spesso - ha detto la presidente di Asc Puglia
(Associazione sportiva confederale) Elena Cuccovillo - idee e
competenze si trasformano in progetti concreti per il benessere
della collettività grazie all'attività delle associazioni no
profit. In questa occasione, per trasformare le idee in azione
sono state necessarie sinergie tra università, ospedali,
istituzioni e terzo settore che auspichiamo possano rinnovarsi
per promuovere, attraverso altre campagne di sensibilizzazione,
l'importanza della prevenzione e di corretti stili di vita per
la tutela della salute". "È un grande piacere essere a Bari,
grazie al Comune, ai suoi amministratori e all'assessore Romano
che hanno reso possibile la firma della convenzione - ha
dichiarato Tanja Dittfeld di Iapac - grazie anche all'Università
da oggi Bari entra in una rete globale che va da Londra a
Jakarta, impegnandosi ancora di più a prendere parte ad
iniziative e farsi promotrice di processi di screening e
informazione mettendo al centro delle azioni le comunità e i
cittadini baresi". "L'infezione da Hiv - ha ricordato il
direttore della clinica Malattie Infettive del Policlinico
Annalisa Saracino - colpisce soprattutto i giovani che, ignari,
si espongono a fattori di rischio, come un rapporto sessuale non
protetto. Oggi, grazie a terapie efficaci che impediscono la
trasmissione da persona a persona, possiamo assicurare ai
pazienti un'ottima qualità di vita. Educare i giovani e
prevenire la trasmissione delle malattie è per noi un duplice
mandato, sia da medici che da docenti universitari".
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