Una cimice potrebbe debellare la
cosiddetta sputacchina, l'insetto vettore del batterio Xylella
fastidiosa, killer degli ulivi pugliesi. Lo indica lo studio di
Francesco Porcelli, entomologo e docente del dipartimento di
Scienze del suolo dell'Università di Bari, pubblicato sulla
rivista Insects. "Contro la sputacchina arriva Zelus, la cimice
assassina - si legge in una nota - che frequenta le piante
infestate anche se imbrattate dall'appiccicosa melata perché sa
che lì si nascondono le sue prede e aspetta l'arrivo della
sputacchina".
Lo studio, con prove in laboratorio, mette anche in
evidenza come la cimice Zelus non ami predare l'ape mellifera e
non sia "un fitofago parassita delle piante", e dunque
l'ecosistema non subirebbe alcuna importante variazione dalla
sua introduzione.
Lo studio è diviso in due parti: nella prima si compie una
analisi dei metadati in una raccolta della bibliografia degli
ultimi 165 anni; nella seconda ci sono le prove di predazioni
eseguite per comprendere le possibilità della cimice in campo.
La cimice assassina o Zelus renardii (Hemiptera: Reduviidae)
è entrata spontaneamente in Europa nel 2012 o prima e si è
acclimatata. A quanto emerge dalle ricerche è comune trovarla
durante la predazione in diversi agroecosistemi, aree urbane e
periurbane, è innocua per l'uomo e gli insetti utili. La novità
dimostrata dalle prove in laboratorio, scrivono gli autori dello
studio, è che "Zelus predilige certe prede piuttosto che predare
qualsiasi insetto. Sceglie le sue prede in base ai loro habitat,
che includono le piante ospiti delle prede, l'abbondanza, le
dimensioni e la mobilità delle prede che incontra". Secondo
Porcelli "ora bisogna verificare la possibilità di allevare
Zelus in grandi quantità, per usarlo come un insetticida vivente
sostenibile, resiliente, rispettoso dell'ambiente e che possa
agire nei campi coltivati anche partendo da aree marginali o
protette".
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