Sono accusate, a vario titolo, di
disastro ambientale - per aver gettato in mare di 27 tonnellate
di piccole reti in plastica e 4000 tonnellate di gusci di
mitili morti - e di combustione illecita di rifiuti le 14
persone arrestate ieri e poste ai domiciliari su disposizione
della magistratura di Foggia. Di disastro ambientale rispondono
dieci persone, tra cui presidenti di cooperative locali, mentre
sono accusati di combustione illecita di rifiuti altri quattro
indagati. Le reti in plastica buttate in acqua sono le 'reste'
che avvolgono i mitili destinati alla vendita. E' questo l'esito
dell'operazione condotta da militari della Capitaneria di porto
lungo la costa nord del Gargano: 60 chilometri di spiagge che
vanno da Chieuti a Capojale, nel Foggiano. Nel corso
dell'operazione sono stati sequestrati anche dieci impianti di
mitilicoltura.
"Per gli impianti non è stata concessa la facoltà d'uso -
hanno spiegato in conferenza gli inquirenti - ma sarà chiesta
quanto prima la nomina di un amministratore giudiziario per
garantire il proseguo delle attività lavorative". "Siamo di
fronte ad disastro ambientale dove per ricostruire l'habitat
naturale distrutto sarà necessario impiegare risorse economiche
ingentissime", ha detto il procuratore di Foggia, Ludovico
Vaccaro. "La Regione Puglia - è stato riferito - ha stanziato
250 mila euro solo per tracciare la portata del fenomeno che
interessa il mare del Gargano". Gli inquirenti hanno anche
evidenziato come gli stessi indagati fossero consapevoli del
reato che stavano commettendo. Significativo un passaggio
riportato nell'ordinanza del gip quando un sospettato afferma:
"Il mare è un disastro sono sparite le lumachine e anche i
pesci".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA