Sono 31 i pazienti Covid che sono
stati trattati con il "polmone artificiale" (Ecmo) dal
Policlinico di Bari e il tasso di mortalità registrato
attraverso il trattamento di ossigenazione extracorporea è stato
del 37,5%, con significative differenze tra la prima e la
seconda fase dell'emergenza. A partire da gennaio 2021, infatti,
sono stati 15 i pazienti che sono stati sottoposti alla terapia
salvavita destinata ai casi più gravi e a pazienti sotto i 60
anni. L'utilizzo del polmone artificiale nel corso degli ultimi
sei mesi ha consentito di salvare tre pazienti su quattro: nel
2021 sono stati 4 i decessi con un tasso di mortalità che è
sceso al 26,7%. La durata massima del trattamento è stata di 71
giorni per un paziente di 28 anni; la durata minima è stata di 6
giorni per una degente di 40 anni. L'età media dei pazienti
ricoverati in Rianimazione Covid che hanno avuto accesso
all'Ecmo è di 52 anni.
"Le percentuali di sopravvivenza per i pazienti sottoposti a
trattamento Ecmo sono molto incoraggianti - commenta il
responsabile del Centro Ecmo e direttore dell'unità operativa di
Rianimazione 2 del Policlinico di Bari, professor Salvatore
Grasso - il miglioramento registrato nel 2021 è probabilmente
legato alla migliore organizzazione e all'esperienza acquisita
nella prima ondata quando abbiamo imparato, tra le tante cose,
anche a non abbondonare mai la speranza. Abbiamo registrato
progressi, inoltre, proprio negli ultimi mesi quando è stato
consentito ai parenti di entrare in reparto e stare accanto ai
propri cari: abbiamo notato che la vicinanza ha avuto effetti
positivi in questi pazienti". "Il Policlinico di Bari si
conferma un punto di riferimento per il Mezzogiorno per il
trattamento Ecmo", commenta il direttore generale del
Policlinico di Bari, Giovanni Migliore.
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