No alla rimozione, anche solo
parziale, dello scheletro dell'Uomo di Altamura dalla Grotta di
Lamalunga. Il Dipartimento di Scienze della Terra e
Geoambientali dell'Università di Bari Aldo Moro, il Parco
Nazionale dell'Altra Murgia e la Società Italiana di Geologia
Ambientale si appongono a questa ipotesi "che sarebbe stata
'giustificata' - dicono - dalla necessità di salvaguardare il
reperto, in quanto esposto a degrado nella sua attuale
collocazione".
Secondo le tre organizzazioni, "stupisce che si torni a
parlare di estrazione dell'intero reperto fossile dell'Homo
neanderthalensis, o almeno della rimozione del cranio, dalla sua
sede naturale, in cui è stato scoperto e ben conservato per
150mila anni. Il merito della conservazione - spiegano - va
proprio alle particolari condizioni ambientali in cui l'Uomo di
Altamura si è fossilizzato: le grotte carsiche, infatti, per le
loro caratteristiche chimiche, fisiche e micro-ambientali,
vengono considerate tra i più preziosi archivi geologici del
pianeta Terra per gli studi che permettono la ricostruzione dei
climi e degli ambienti del passato. Ciò dimostra che lo studio
del reperto non può prescindere dall'analisi integrata degli
altri dati che in quella grotta e nei suoi dintorni sono
preservati".
"Qualunque ipotesi di rimozione, parziale o addirittura
totale, appare a nostro avviso assolutamente ingiustificata,
anche a causa dell'elevatissimo rischio di distruzione e perdita
irreversibile del reperto stesso" dichiarano Giuseppe
Mastronuzzi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e
Geoambientali dell'Università Aldo Moro di Bari, Francesco
Tarantini, presidente del Parco Nazionale dell'Altra Murgia, e
Antonello Fiore, presidente della Società Italiana di Geologia
Ambientale.
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