(ANSA) - ROMA, 08 APR - "Perplessità" da parte dell'Ordine
dei commercialisti di Milano per il richiamo nella bozza del
decreto imprese alla definizione di "imprese in difficoltà",
quale causa di esclusione dai benefici, perché la denominazione
fa riferimento ad un regolamento europeo del 2014, e "lascia un
ampio margine interpretativo e rischia di escludere dagli
interventi migliaia di imprese". Parola della presidente
dell'Ordine professione del capoluogo lombardo Marcella
Caradonna. "Nel 2019 abbiamo condotto una ricerca su di un
campione di circa 580.000 microaziende, delle quali oltre il 40%
era in questa situazione di 'grigio'. E', quindi, auspicabile
una modifica dei contenuti del testo, che non dia adito a
interpretazioni restrittive ed estenda con chiarezza le garanzie
anche a queste realtà imprenditoriali che, spesso, nei momenti
difficili, sono abbandonate. In altre parole, dovrebbero essere
escluse dagli interventi unicamente le società con crediti in
sofferenza, a patto che la classificazione non risalga a prima
del 31 gennaio 2019". Per la numero uno dell'Ordine è pure
"indispensabile che il mondo del credito, cui è affidato dalla
politica un ruolo strategico, non focalizzi prioritariamente il
proprio intervento nel rafforzare le posizioni dei clienti che,
in ogni caso, continuerebbero a essere affidabili (con un
miglioramento del 'rating' della banca), ma è, invece,
auspicabile che buona parte degli strumenti siano attribuiti in
un'ottica di stabilizzazione sociale, convogliando larga parte
delle risorse proprio verso chi, senza l'intervento dello Stato,
non verrebbe supportato finanziariamente". Altrimenti, conclude
Caradonna, "temo che in tempi molto rapidi ci troveremo con una
massa abnorme di Npl ceduti a società speculative, con una grave
perdita per il sistema-Italia". (ANSA).