(ANSA) - ROMA, 22 MAR - I commercialisti italiani sono
"convinti che la nostra attività debba andare avanti, anche in
questo drammatico frangente, e anche in regioni come Lombardia e
Piemonte", e ritengono gli studi non debbano chiudere, perché
offrono servizi "comunque essenziali per le imprese e per i
cittadini del nostro Paese", malgrado le "diverse bozze di
decreto sulle annunciate ulteriori misure restrittive per
contrastare la diffusione del Coronavirius" non facciano
"chiarezza" finora su "quali attività professionali debbano
esser sospese". Lo afferma in una nota il presidente del
Consiglio nazionale della categoria professionale Massimo Miani,
che evidenzia "le difficoltà riscontrate in questo periodo dai
120.000 iscritti all'Albo" e ribadisce "la richiesta di una
sospensione più prolungata di tutte le scadenze degli
adempimenti e dei versamenti fiscali, in materia di lavoro e, in
generale, connessi alle attività di competenza della
professione", insieme all'accantonamento "per quest'anno della
precompilata". Con le associazioni sindacali dei commercialisti,
incalza il vertice dell'Ordine, "riteniamo che l'apertura dei
nostri studi passi però necessariamente per la decisione a monte
di una sospensione più prolungata di tutte le scadenze. Ad oggi,
pero, queste sospensioni sono state soltanto parziali e di
brevissima durata", ammette Miani. Nell'attuale, "difficilissimo
passaggio per la vita del Paese - conclude Miani - i
commercialisti sono dunque pronti a non interrompere la loro
attività, ma, ora più che mai, è necessario che siano messi
nelle condizioni di lavorare. Chiediamo ci sia consentito di
organizzarci per il meglio, tutelando noi stessi ed i nostri
cari", termina la nota. (ANSA).