(ANSA) - ROMA, 25 NOV - "Interpellata sull'opportunità per
gli studi professionali di beneficiare della sospensione degli
adempimenti fiscali nel caso in cui il titolare, o suoi
collaboratori siano stati posti in "quarantena" per malattia o
per ragioni precauzionali, la risposta fornita dall'Agenzia
delle Entrate, guidata dal direttore Ernesto Maria Ruffini,
lascia a dir poco stupiti e la dice lunga sulla considerazione
che l'Amministrazione finanziaria ha del diritto alla salute e
al lavoro dei professionisti". E' quel che si legge nella nota
dei sindacati dei commercialisti Anc, Sic, Unagraco e Unico,
secondo cui "senza minimamente soffermarsi sulle oggettive
difficoltà del momento e senza neppure accennare ad un
atteggiamento di comprensione nei riguardi delle enormi
difficoltà dei professionisti intermediari che si ammalano, o
che causa isolamento precauzionale non sono nella condizione di
svolgere la loro attività, l'Agenzia delle Entrate semplicemente
non ravvisa che l'impedimento del professionista sia ascrivibile
a causa di forza maggiore e che pertanto non ricorrano
condizioni oggettive di assoluta impossibilità. Considerato che
il responsabile degli adempimenti tributari e fiscali è,
comunque, il contribuente, sostanzialmente per l'Agenzia il
problema non sembra neanche porsi dal momento che, a suo dire,
gli adempimenti possono essere espletati dagli stessi
contribuenti", affermano i professionisti. "Al Governo e al
Parlamento rivolgiamo il nostro appello a fare in modo che il
disegno di legge sulla malattia e infortunio del professionista
(testo trasversale all'attenzione della commissione Giustizia di
palazzo Madama, frutto dell'accordo tra gli esponenti della
Consulta dei parlamentari commercialisti, primo firmatario il
senatore di Fdi Andrea de Bertoldi, ndr) diventi presto legge, e
comunque nell'attesa chiediamo che, in conseguenza della
pandemia e dei suoi effetti, sia disposta con urgenza la
sospensione degli adempimenti fiscali e tributari", si chiude la
nota. (ANSA).