(ANSA) - ROMA, 20 MAR - "Assurdo" che le richieste
dell'Adepp (Associazione nazionale degli Enti previdenziali
privati e privatizzati) "non siano state accolte dal governo",
visto che "ci si era limitati a sollecitare la necessità che ai
consigli d'amministrazione delle Casse venisse data
l'opportunità di agire, anche in deroga agli attuali regolamenti
e agli statuti, attingendo a risorse che sono anche superiori a
quelle che oggi sono allocate nei rispettivi Fondi di
assistenza. Non aver aderito a questa richiesta la dice lunga
sull'attenzione che questo governo intende dedicare alle Casse
professionali". E' lo sfogo del presidente della Cnpadc (Cassa
nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti,
cui sono associati oltre 70.000 professionisti) Walter Anedda, a
proposito del mancato accoglimento delle istanze dell'Adepp (che
riunisce 20 Enti, a cui versano i contributi circa 1,6 milioni
di lavoratori autonomi) dall'Esecutivo in sede di stesura del
decreto Cura Italia. Ciò che "stupisce" il vertice dell'Ente è
che, sottolinea, dalla lettura del provvedimento emerge, più che
un 'Fondo per il reddito di ultima istanza', quello che
"definisco un 'Fondo carità', nel quale si prevede un ammontare
di 300 milioni di euro, cui dovrebbero attingere lavoratori
dipendenti, autonomi e, come dice la norma, in via eccezionale,
anche i professionisti" iscritti alle Casse private. A giudizio
di Anedda si tratta di un importo "indefinito, e che di per sé
appare già insufficiente" ad aiutare tutte le platee. I
professionisti italiani, invece, "ribadisco, potrebbero esser
validamente tutelati dagli Enti di previdenza, se - conclude il
presidente della Cnpadc - ci fosse data la possibilità di agire
in deroga agli attuali limiti e requisiti previsti" dalle leggi
che li disciplinano. (ANSA).