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CRV - "Quanto dura un attimo", presentato il libro di Paolo Rossi e Federica Cappelletti

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CRV - "Quanto dura un attimo", presentato il libro di Paolo Rossi e Federica Cappelletti

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

L'autobiografia di un campione che arrivava sempre prima degli avversari

18 febbraio 2020, 16:17

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sport - "Quanto dura un attimo", presentato il libro di Paolo Rossi e Federica Cappelletti. L'autobiografia di un campione che arrivava sempre prima degli avversari

(Arv) Venezia 18 feb. 2020 -      “Il libro riporta fedelmente la storia della mia carriera sportiva e della mia vita, attraverso le emozioni vissute, a partire da quell’11 luglio 1982, al Bernabeu, quando sollevammo la Coppa del Mondo e regalammo una gioia immensa a un intero popolo che, uscito da anni difficili, si era immedesimato nella sua Nazionale”.

Parole di Paolo ‘Pablito’ Rossi, l’eroe del Mondiale 1982, che ha presentato oggi, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio Regionale del Veneto, la sua autobiografia, scritta a quattro mani con la moglie e giornalista, Federica Cappelletti.

Il Presidente del Consiglio Regionale, Roberto Ciambetti, ha portato i saluti istituzionali, ricordando “la figura di due grandissimi sportivi, Roberto Baggio e Paolo Rossi, il primo vicentino di nascita, che proprio oggi compie gli anni, l’altro solo di adozione, che hanno saputo portare alto nel mondo il nome del Veneto e della sua gente. Sia Rossi che Baggio, entrambi Palloni d’Oro, hanno intrecciato le loro storie con il Brasile, per circostanze opposte: Roberto Baggio sbagliò purtroppo il rigore decisivo nel Mondiale 1994, negli Stati Uniti, e consegnò la Coppa ai verdeoro, Pablito invece, nel 1982, con una magnifica tripletta, mandò i Carioca, grandi favoriti, a casa, spalancandoci le porte di quello che da lì a pochi giorni sarebbe diventato un grande sogno nazionale. Paolo Rossi, il ‘poeta del gol’, in una Nazionale che sapeva sposare magistralmente fantasia, bel gioco e tanta grinta, seppe regalarci divertimento, gioia e orgoglio, dopo momenti difficili, come lo furono gli anni Settanta per l’Italia”.

Il consigliere regionale Luciano Sandonà, promotore dell’iniziativa, ha confidato “ho letto tutto d’un fiato il libro e sono riuscito a rivivere quelle emozioni, quella magia, provati quando ero bambino, con mio papà allo stadio Menti di Vicenza. Erano gli anni del Real Vicenza e dei gol a grappolo di Paolo Rossi, 21 in Serie B e poi addirittura 24 in A, quando i biancorossi si piazzarono secondi dietro alla Juventus. Ricordo lo stadio pieno, traboccante di entusiasmo. Rammento bene le partite della Nazionale italiana durante i Mondiali del 1978 in Argentina e poi nel 1982 in Brasile. Paolo Rossi era il finalizzatore di quel grande gruppo che seppe regalarci emozioni incredibili”.

Il giornalista Stefano Edel ha moderato la presentazione, sottolineando come “fu proprio il giornalista Giorgio Lago a consegnare a Paolo Rossi il soprannome di ‘Pablito’, anche perché il bomber di Prato partecipò a tre edizioni del Mondiale, in Argentina, Spagna e Messico, paesi tutti di lingua spagnola”. “Il libro inizia la notte magica del Bernabeu – ha spiegato Edel - e va a ritroso nel tempo, emozione dopo emozione, ricordo dopo ricordo, fino alla nascita di Pablito, a Prato, quando il padre, grande tifoso della Fiorentina, ascoltò la radiocronaca dei gigliati mentre il futuro bomber veniva alla luce”.

 

Paolo Rossi ha innanzitutto svelato “il grande amore per Venezia, una città davvero unica, che ho sempre desiderato visitare quando è meno affollata di gente, il lunedì mattina, magari con la nebbia”.

“Il libro è nato a colazione, davanti a un caffè, condividendo con mia moglie ricordi ed emozioni di un tempo – ha confidato il campione del mondo 1982 – Il titolo ‘Quanto dura un attimo’, racchiude la mia dote più importante, l’intuizione di pensare più velocemente degli avversari e arrivare prima sulla palla, una qualità che si deve avere dentro e che non può essere insegnata. Ma il talento, certo fondamentale, non è sufficiente se non viene accompagnato da un carattere forte e determinato. La mia carriera non è stata costellata solo da gioie e soddisfazioni, ma anche da tanti momenti difficili. Mi riferisco soprattutto allo scandalo del calcio scommesse che nel 1980 mi travolse rubandomi due anni di carriera, senza che avessi colpa alcuna. In fondo, il mio segreto è stato proprio la grande forza d’animo che mi ha permesso di rialzarmi sempre, dopo tante cadute, ancora più determinato, per andare a riprendermi quanto la cattiva sorte mi aveva privato. Non ho mai smesso di credere nelle mie potenzialità. Tante persone, davanti a episodi negativi, si sarebbero lasciate andare, io invece, dopo tre difficili operazioni al menisco in altrettanti anni, ho saputo reagire correndo ancora più veloce di prima verso i miei sogni. Le prove nella vita fortificano, sono una preziosa opportunità di crescita, questo voglio dire ai giovani”.

“E basta veramente poco, magari un singolo episodio, un attimo, per cambiarti per sempre l’esistenza – sottolinea Paolo Rossi – è straordinario pensare come all’improvviso, nel corso di una sola settimana, dal 5 luglio 1982, quando battemmo clamorosamente il Brasile allo Stadio Sarriá di Barcellona, grazie a una mia tripletta, all’11 luglio, la notte magica del Bernabeu, passai da calciatore scarso a eroe mondiale. La Nazionale che trionfò in Spagna era innanzitutto un grande gruppo, di uomini veri, plasmati sapientemente da mister Bearzot, una persona attenta ad anteporre i valori umani alle doti tecniche. Ma ho ricordi stupendi anche dell’Argentina, altro gruppo fantastico. Magari con un unico neo e rimpianto, quello di esserci accontentati e di non aver avuto sfoderare quella totale convinzione di poter arrivare fino al tetto del mondo. Sarò sempre orgoglioso di essere approdato in Nazionale da una piccola realtà di provincia, come il Vicenza, cosa assolutamente non facile. Nella città berica, si realizzò una magica alchimia tra giocatori, l’allenatore Gibì Fabbri, società e tifosi. Un po' come quella magia che ci portò a sollevare la Coppa del Mondo”.

“L’aspetto che più mi gratifica, al di là dei successi conseguiti in carriera, è il sincero affetto che ogni giorno, ancora oggi, la gente mi tributa quando mi incontra per strada. A distanza di tanti anni, le persone mi ringraziano per le emozioni che ho regalato loro, e ciò suscita in me una gioia impagabile. Come quella che provo quando parlo davanti a tanti ragazzi delle scuole, che nel 1982 non erano nati ma che sanno tutto di quella irripetibile epopea sportiva che rimarrà per sempre scolpita negli annali e nei cuori degli sportivi, e non solo”.

“Mi piace pensare – conclude l’autore – che, a differenza del trionfo della squadra di Marcello Lippi nel 2006, il nostro gruppo del 1982 seppe unire come prima mai il popolo italiano, che partecipò a quella vittoria mondiale in tutto e per tutto. Soprattutto, regalammo grandi gioie agli italiani residenti all’estero, perché da quel momento l’Italia non fu solo ricordata per mafia, spaghetti, pizza e mandolino, ma anche per qualcosa d’altro… E la figura del Presidente Pertini, primo tifoso più che Capo dello Stato, mi rimarrà per sempre impressa nel cuore, al pari dei compagni di squadra che ancora oggi sento in chat”.

 

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