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Boom di richieste per supporto psicologico per i disturbi post Covid

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Boom di richieste per supporto psicologico per i disturbi post Covid

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Responsabilità editoriale di GO BUSINESS SRL

La pandemia da covid-19 sta scatenando degli effetti deleteri anche dal punto di vista psicologico sulla popolazione italiana e mondiale nel suo complesso.

15 dicembre 2021, 17:12

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La pandemia da covid-19 sta scatenando degli effetti deleteri anche dal punto di vista psicologico sulla popolazione italiana e mondiale nel suo complesso. Da qui, si fa sempre più forte la richiesta di un aiuto degli esperti del settore, affinché bilanci l’incremento di episodi di ansia e depressione innescati dall’emergenza pandemica.

Gli effetti psicologici del Covid

Se, a livello mondiale, gli episodi di depressione hanno subito un incremento del +28% e quelli di ansia hanno visto una crescita del +26%, nel corso della pandemia, è naturale mettere in relazione i due elementi e cercare di analizzare la situazione più da vicino, a livello nazionale. Lo studio condotto in Italia a riguardo testimonia un incremento dei disturbi clinici che arriva anche a picchi del +80%, assestandosi comunque su una media del +60% se si analizza il target di età adolescenziale.

Con la forte richiesta emersa da parte degli adolescenti, nel dettaglio, emerge anche l’inadeguatezza del servizio sanitario nazionale a livello di assistenza psicologica erogata, complice anche una riduzione del personale pubblico di circa 650 unità effettuata proprio negli anni immediatamente precedenti lo scoppio della pandemia.

Dalla percezione di questa inadeguatezza, in un momento di così forte disagio e bisogno di aiuto, emerge l’esperienza di Serenis, forte di un metodo tutto innovativo per l’evoluzione del paziente. L’obiettivo è quello di stimolare la crescita personale del paziente tramite un approccio scientifico e mirato a disturbi d’ansia o depressione, o sofferenze legate a panico e lutti, disturbi dell’umore o vari disordini di tipo alimentare. Altro elemento essenziale di questa esperienza è la lotta allo stigma che, purtroppo, colpisce ancora quegli adolescenti e quelle persone che provano un senso di vergogna nel chiedere aiuto, anche in una fase delicata come questa attuale.

La necessità di interventi psicologici più strutturati

Su un altro fronte, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, invece, visto il chiaro peggioramento della salute mentale media degli italiani, continua a suggerire proposte come il voucher psicologico, un’iniziativa – già oggetto di discussione mesi fa – indirizzata a famiglie o singoli individui colpiti più direttamente dalla pandemia. Dietro questa iniziativa, si nasconde una richiesta essenziale: potenziare l’organico a livello locale (se si considera, ad esempio, che la Calabria intera ha soltanto 80 operatori e che uno dei tre centri pubblici di Crotone è del tutto privo di psicologi, la richiesta è più che giustificata) a fronte di un numero di dipendenti rimasto pressoché invariato da prima della pandemia.

La stessa attivazione di un numero verde gestito da volontari psicologi ha lasciato emergere la quantità di aiuto effettivamente necessaria, e che lo Stato non ha tuttora preso in considerazione (se si considera l’assenza di bonus e sostegni specifici per il settore). Si è trattato comunque di un’iniziativa mirata e limitata nel tempo, in cui erano previsti al massimo quattro colloqui (e la soglia media raggiunta è stata di tre appuntamenti). Tuttavia, allo stesso tempo, un’azione simile è stata inevitabile, a fronte della percentuale del 10% di utenti che – dopo regolare richiesta – riescono finalmente ad accedere al servizio pubblico, date le liste di attesa eccezionalmente lunghe e il personale estremamente ridotto.

In merito al personale delle aziende pubbliche, le continue riduzioni che sono state effettuate tra il 2013 e il 2018 hanno portato a una copertura del territorio nazionale veramente bassa, con meno di 9 professionisti ogni 100mila abitanti., quando lo standard minimo dovrebbe esser di 15. Chiedersi come possa, dunque, un sistema così rarefatto rispondere al bisogno di aiuto sempre più impellente indotto dalla pandemia è essenziale, e trovare una risoluzione al problema è fondamentale: il bisogno di aiuto non si traduce nella semplice richiesta di uno psicologo con cui parlare, poiché dal colloquio derivano continui effetti positivi. Una persona sofferente per ansia, depressione, panico, innescati da un clima di chiusura o di lutto per la perdita di una persona cara, non può che frinire per trascurare lavoro e affetti, innescando un circolo vizioso che non condurrà da nessuna parte, se non a nuove forme di dolore.

I bambini si sono sentiti rifiutati dalla chiusura della scuola, molti adulti hanno perso il lavoro nel giro di poco tempo (arrivando dunque a non permettersi di avviare o continuare un percorso terapeutico presso un professionista privato), sono aumentate le richieste di aiuto di donne e adolescenti (soggetti da sempre più propensi a chiedere, anche se tra timori e possibile vergogna), a fronte di una crescita degli episodi di violenza esercitata dentro e fuori le mura domestiche. Da qui, la necessità di provvedere e incrementare il supporto psicologico alla popolazione, e presto.

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