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Fra vintage e moderno, gli investimenti nelle sale giochi tornano a fruttare

PressRelease

Fra vintage e moderno, gli investimenti nelle sale giochi tornano a fruttare

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Responsabilità editoriale di WolfAgency.it

29 dicembre 2020, 07:21

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Tra la fine del ventesimo secolo e l'inizio dei 2000, le sale giochi hanno vissuto un boom incredibile grazie all'avvento di nuove tecnologie e all'evoluzione dei giochi più tradizionali proposti in nuove versioni. Gli appassionati al mondo del gaming che affollavano le sale gioco, però, sono tanti anche oggi, nelle nuove modalità domestiche permesse dallo sviluppo delle console per pc e non.

Il gaming oggi è al centro di una vera e propria industria che vale oltre 90 miliardi di dollari in tutto il mondo. Numeri alla mano, solo in Italia nel 2019 la spesa legata ai videogiochi è stata di 1,7 miliardi di euro: 1,3 miliardi per software (app digitali o giochi) e 426 milioni per hardware (consolle e accessori). Il trend comprende anche il gioco delle scommesse, per il quale, nel 2017, si sono spesi oltre 101 miliardi di euro, per la maggioranza destinati alle slot machine (più di 25 miliardi) e alle Vlt (oltre 23 miliardi). Nel 2019 il volume di denaro giocato dagli italiani, tra i quali si contano più di 17 milioni di giocatori d'azzardo, è cresciuto del +3,5%, apportando un giro d'affari di oltre 10 miliardi di euro rispetto a due anni prima.

E quali sono, da sempre, i templi del gioco? I famosi game center che, sebbene colpiti da un iniziale declino culturale -e, ancor di più, in quarantena, da restrizioni pesantissime-, restano, dati alla mano, investimenti interessanti per il 2021. Il bilancio complessivo del 2019, infatti, ammonta a quasi 200 milioni di euro. Si può davvero parlare di declino?

Declino delle sale giochi?

Le sale giochi non sono un fenomeno molto antico: nascono negli anni ’30 del Novecento per macchinette e flipper, ma vedono il loro boom solo negli anni ’70 con l’arrivo dei cabinati a moneta che, nelle infinite possibilità di gioco e nelle versioni ricche di luci e colori, hanno accolto e intrattenuto intere generazioni.
Il grande successo storico delle sale giochi è sicuramente dovuto anche all'assenza di altri metodi di divertimento al chiuso e al loro porsi come luoghi di ritrovo per giovani e non, ma anche dal vertiginoso sviluppo delle tecnologie. Il Giappone è sicuramente la patria e il luogo in cui hanno avuto più successo e da cui sono provenuti i titoli che hanno fatto la storia: negli anni ’80 si contavano oltre 25 mila salette giapponesi.

Con l'avvento delle tecnologie più moderne, però, si sono iniziati a diffondere computer e laptop con annessi videogiochi e possibilità di giocare da casa propria. Così, i game center sono caduti in declino, sempre meno frequentati anche dagli appassionati di gaming. Il Giappone, da cui prendiamo sempre esempio in questo settore, ha visto diminuire e chiudere le sale giochi fino ad averne oggi, ancora in uso, solo 4000.

Investire oggi nelle sale giochi

Verrebbe da pensare che il declino sia per lo più culturale, ma per nulla economico. Il mondo del gaming vale oggi 20 miliardi di euro in Europa (dati dell'Europe’s Video Games Industry) e più di 90 miliardi di dollari in tutto il mondo. Per di più, le tecnologie legate agli arcade sono tornate in auge grazie a un ritorno al vintage: i vecchi titoli vengono rimasterizzati, hanno un mercato sempre in crescita che non è più di nicchia e si sta assistendo a una diffusione della passione fra generazioni, con vecchi giocatori degli anni ’80 che propongono le stesse esperienze a figli e nipoti.

È per questo che il gaming è ritornato nell’elenco degli investimenti di maggior interesse:

  • nelle console, gli strumenti che hanno portato il gaming nelle case degli appassionati, oggi sempre più digitali;
  • nelle sale da gioco di stampo vintage, dedicate agli appassionati, ma rese moderne da cabinati di tecnologia avanzata (come il catalogo offerto in Italia da luxurygames.it);
  • nelle software house, le società che producono e distribuiscono effettivamente i giochi;
  • negli accessori, che nei videogiochi sono indispensabili componenti che necessitano di chip e processori sempre avanzati;
  • negli eventifisici e non, amati dagli appassionati di tutto il mondo: festival e comicon sono oggi un punto focale di diffusione di news e lanci di prodotti, con un vertiginoso giro di guadagni a sé stante;
  • nelle piattaforme on-demand: di più recente nascita, sono sicuramente l'investimento più moderno perché permettono di giocare in simultanea con altri giocatori di tutto il mondo, ma comodamente da casa propria;
  • in titoli azionari: se il capitale che si vuole impiegare è abbastanza sostanzioso, si può anche scegliere di investire in società di gaming quotate in borsa, investimento fra i più sicuri al momento;
  • in indici legati al settore del gaming, come il MVIS Global Video Gaming & eSports Index, che si occupa di monitorare l'andamento mondiale del mercato del gaming, e lo STOXX Global Video Gaming & eSports, che analizza società legate anche solo parzialmente a questo settore, ma che siano quotate in borsa.

L’industria del gaming del futuro

Come esiste differenza tra vedere un film a casa o andare al cinema, così giocare da casa propria ha le sue comodità, ma non eguaglierà mai le sensazioni di giocare in una sala giochi. Innanzitutto, perché le macchine e i giochi stessi sono più professionali, ma anche per la convivialità che in questi luoghi si instaura, e, per ultimo ma non per importanza, per la bellezza stessa delle sale giochi nel loro arredamento curato nei minimi dettagli.

Anche quando non aperti, i game center possono fruttare: grazie alla tecnologia del fog gaming, che permette di sfruttare i cabinati per lo streaming di contenuti da parte degli utenti che stanno giocando a casa. Si riducono gli investimenti per la sala giochi e al contempo si generano ulteriori profitti in un momento in cui, fra lockdown e chiusure serali, i cabinati resterebbero fermi. Per ora si tratta di una tecnologia testata solo in Giappone, ma si attendono investimenti anche in Italia.

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